Santa Maria Capua Vetere. Ha tirato in ballo la commissaria della penitenziaria “che menava con il manganello“, per poi trincerarsi dietro tanti “non ricordo“, dopo le contestazioni del Pm e soprattutto dell’avvocato della funzionaria: è stata la volta del teste Ciro Motti, oggi al processo per le violenze sui detenuti commesse nel carcere di Santa Maria Capua Vetere il 6 aprile del 2020.
Motti, attualmente libero e costituitosi parte civile (sono 105 gli imputati, tra agenti della penitenziaria, funzionari del Dap e medici dell’Asl di Caserta in servizio quel giorno al carcere) non è il primo detenuto ad accusare la commissaria Anna Rita Costanzo, imputata, di aver picchiato alcuni detenuti, ma come le altre vittime sentite come testimoni è stato smentito dai fatti, in particolare dai video dei pestaggi.
Citato più volte nelle scorse settimane, Motti non è mai venuto, tanto che è stato portato in aula dai carabinieri dopo che il presidente del collegio di Corte d’Assise Roberto Donatiello ne aveva disposto alla scorsa udienza l’accompagnamento coattivo. Rispondendo dal banco dei testimoni al PM Alessandra Pinto, Motti ha raccontato di essere stato picchiato con violenza nella sua cella, di aver fatto le flessioni, di essere uscito per andare in saletta socialità, e qui di aver visto “la Commissaria che con il manganello ha colpito un detenuto. Questa scena mi ha scioccato“. Una versione diversa da quanto riferito a carabinieri e pm il 13 maggio 2020, cioè dopo i fatti, quando Motti, ha contestato il pm, parlò prima “di due ispettrici“, in particolare “di aver sentito una voce femminile e di essersi rincuorato perché pensava che la cosa (le violenze, ndr) sarebbe finita lì“, per poi ammettere che una, cioè la Commissaria, che peraltro già conosceva, aveva picchiato un detenuto.
Più avanti nel verbale dichiarativo reso quattro anni fa, contesta sempre il PM, Motti dice poi di aver visto di sfuggita un’agente donna che colpiva il detenuto, quindi non era più sicuro di averla vista direttamente né che fosse la Commissaria.
Incalzato da Luca Tornatora, difensore della Costanzo, Motti, che spiega di avere una memoria a breve termine, cade ancora di più in contraddizione. “Lei – gli contesta il legale – il 13 maggio 2020 disse di essere sicuro di aver visto la Commissaria picchiare, poi il 19 maggio fu sentito nuovamente e le fecero vedere per la prima volta i video, in cui notò un’agente donna con il casco che picchiava i detenuti con il manganello, e disse di non esserne più certo, ma di aver visto di sfuggita questa donna che picchiava mentre si alzava per andarsene“. “Non ricordo” replica il teste.
Il legale fa notare che nei video che ritraggono la sala socialità la Costanzo, senza casco, appare per pochi secondi, e che quando Motti si era alzato, la Costanzo si era già allontanata. Dai video in effetti emerge la presenza di un’agente donna col casco che in 4 sezione e nella sala della socialità picchiava i detenuti col manganello, ma è stato accertato che non era la Commissaria Costanzo, visto che anche il maresciallo dei Carabinieri Medici, che ha svolto le indagini su delega della Procura, al dibattimento riferì che la Costanzo “non ha partecipato ad alcuna violenza nei confronti dei detenuti“.
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