Caserta. Corruzione e falsità in atti pubblici. Questi i reati contestati all’assessore ai lavori pubblici del Comune di Caserta, Massimiliano Marzo, a due dirigenti, Franco Biondi e Giovanni Natale, ad un dipendente, Vincenzo Porfidia e all’imprenditore Gioacchino Rivetti, che sono finiti questa mattina agli arresti domiciliari. In totale, sono 14 le persone indagate. Tra di loro altri amministratori comunali, dipendenti del comune e imprenditori.
Dall’attività investigativa coordinata dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere, iniziata durante le ultime elezioni amministrative al Comune di Caserta, è emerso un quadro caratterizzato da condotte delittuose che avrebbero alterato o turbato il normale e lecito andamento degli affidamenti di lavori pubblici del Comune di Caserta.
Nell’ambito dell’inchiesta sarebbero emerse una serie di situazioni caratterizzate da un sistema di corruzione che vedeva un patto tra i dirigenti e l’assessore per l’aggiudicazione di alcuni lavori pubblici, alcuni dei quali venivano spacchettati per fare l’aggiudicazione sotto soglia e alla base c’erano una serie di atti illegittimi, alcune volte falsi, per l’aggiudicazione di questi lavori ad imprenditori conniventi.
Per le assegnazioni di lavori venivano date delle utilità ai funzionari pubblici che consistevano in favori, lavori edili fatti in abitazioni private, in un caso è emerso il pagamento dell’assicurazione di un auto. Inoltre, in alcuni casi è stato registrato che l’acquisto delle forniture edili che dovevano essere utilizzate per i lavori aggiudicati avvenivano nell’azienda in cui l’assessore finito ai domiciliari era comproprietario al 50 per cento. I lavori aggiudicati riguardavano plessi scolastici, verde pubblico e canile comunale, per circa 180mila euro. I lavori avvenivano antecedentemente la relazione e l’approvazione delle delibere.
Nell’inchiesta della Procura di Santa Maria Capua Vetere, oltre ad un conflitto di interesse tra interessi pubblici e privati, è emerso sullo sfondo durante l’attività investigativa dei carabinieri di Caserta, anche l’ipotesi di un mercimonio del voto, una corruzione elettorale con l’acquisto di un pacchetto di suffragi.
Durante la conferenza stampa del procuratore capo, Pierpaolo Bruni, e del comandante provinciale, Manuel Scarso, è stato specificato che la corruzione elettorale non riguarda nessuna delle 5 persone colpite questa mattina da ordinanza cautelare, ma uno degli altri 14 indagati non colpito da ordinanza cautelare.
Quanto invece alla corruzione elettorale e all’acquisto dei voti, lo spaccato del “mercimonio di voti” – e’ stato precisato in conferenza stampa – non riguarda le cinque persone destinatarie di misura cautelare ma interessa uno degli altri 14 indagati non raggiunto da provvedimento restrittivo.
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