Teverola/Carinaro. Sono 32 le persone arrestate dai Carabinieri del Comando provinciale di Caserta nell’ambito dell’inchiesta coordinata dalla Dda di Napoli culminata questa mattina nell’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare. Al centro delle indagini è il clan camorristico Picca e tra gli arrestati figura il boss Aldo Picca, già precedentemente condannato a un cumulo di 61 anni di reclusione e, grazie a vari sconti di pena, scarcerato dopo 19 anni nel 2023.
Il boss Picca, scarcerato per fine pena dopo 19 anni, riorganizza il clan
Appena uscito dal carcere, ha spiegato il procuratore di Napoli Nicola Gratteri in conferenza stampa, Picca ha riorganizzato il clan “rispolverando gli stessi metodi, la stessa tecnica criminale ma aggiornandola alle nuove tecnologie. Il clan ha da subito cominciato a concentrare le attività sul piano imprenditoriale, facendo estorsioni a tappeto su tutte le attività commerciali, che servono non solo per arricchirsi ma soprattutto per delimitare e rimarcare il territorio, come il cane che la mattina va a fare la pipì“. I reati contestati a vario titolo sono associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, intestazione fittizia di beni, riciclaggio, autoriciclaggio, detenzione di armi, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti.
Le attività illecite accertate consistevano sia nelle estorsioni in danno di imprenditori e titolari di esercizi commerciali che nell’imposizione di istituti di vigilanza privata ad attività commerciali presenti sul territorio e di slot-machine presso bar, locali e sale slot, la cui fornitura era devoluta a società a loro riconducibili o compiacenti. Nel corso dell’attività investigativa è stato anche accertato il tentativo di imporre i servizi di onoranze funebri.
I metodi adoperati s’incentravano sulla capacità di intimidazione scaturente dalla consapevolezza della pervasività di un potere spregiudicato a cui prestare acquiescenza: un sistema, in altre parole del tutto alternativo al complesso di regole disciplinanti la comune convivenza e che ripete la sua forza dalle capacità “militari”, ivi compresa quella di resistere anche ai pubblici poteri ed alla forza della legge, in ciò essendo agevolato dal clima di omertà che, purtroppo, ancora aleggia in parte degli imprenditori per timore di subire atti ritorsivi contro i propri esercizi commerciali ovvero contro la propria persona o quella dei propri cari.
Il Pos per comprare la droga, ma risultava l’acquisto di abiti
Il sodalizio criminale disponeva di armi che servivano sia quale strumento efficace di intimidazione che per dirimere controversie all’interno dei circuiti criminali. E’ anche diffusamente emerso come l’associazione traeva buona parte dei suoi introiti illeciti dalla compravendita di una svariata quantità e qualità di sostanze stupefacenti, quasi in regime di monopolio riuscendo, nel breve tempo, a saturare di sostanza stupefacente del tipo cocaina, hashish e marijuana i territori di competenza. Assai numerosi erano gli assuntori che a questi si rivolgevano per acquistare, anche più volte al giorno, le diverse droghe. Sono stati registrati casi di acquirenti che, non rispettando i pagamenti (che erano consentiti anche attraverso POS portatili) e le scadenze pattuite, venivano poi resi vittime di pestaggi e privazioni di beni personali. Contestualmente all’esecuzione dell’ordinanza di custodia, nei confronti di alcuni destinatari del provvedimento, è stato notificato un decreto di sequestro di alcuni beni mobili e quote societarie a loro riconducibili per un valore di oltre 1 milione di euro.
“Epicentro” delle attività criminose Teverola e Carinaro
L’operazione è stata eseguita nei comuni di Teverola e Carinaro, in una zona considerata “cerniera” tra le province di Napoli e Caserta e un territorio nel quale insiste la zona Asi, da sempre stato interessato da dinamiche di criminalità organizzata.