Napoli (di Massimo Malatesta). Il “novello Michelangelo”, colui che ha la missione di trasportare la scultura nel XXI secolo. Jacopo Cardillo, in arte Jago, artista di Frosinone, classe 1987, ha fatto mota strada trasferendo nel marmo, materiale nobile caro a Bernini e a Buonarroti, i temi fondamentali del nostro tempo, instaurando un rapporto diretto con il pubblico attraverso l’utilizzo di video e dei social network, e condividendo il processo produttivo.
“Il mio unico interesse è diventare la migliore versione di me stesso, non la migliore versione di qualcun altro” puntualizza al quotidiano britannico The Guardian Jago, 851mila follower su Instagram, una Medaglia Pontificia conferitagli a soli 24 anni quando venne selezionato da Sgarbi per partecipare alla 54a edizione della Biennale di Venezia. In quell’occasione aveva esposto un busto in marmo di Papa Benedetto XVI, che, nel 2013, in occasione delle dimissioni del pontefice, aveva spogliato degli abiti papali, lasciando Ratzinger a torso nudo.
Da pochi giorni, il primo artista ad aver inviato sulla Stazione Spaziale Internazionale The First Baby, una scultura in marmo raffigurante il feto di un neonato, lo scultore che Maria Teresa Benedetti ha definito “un mondo, un’esistenza, un carattere” con una volontà di comunicare fortissima, ha anche un museo che qualche settimana fa, solo nel giorno dell’inaugurazione, ha visto passare oltre 5.000 visitatori.
Si trova a Napoli, nel Rione Sanità, all’interno della Chiesa di Sant’Aspreno ai Crociferi, all’ingresso del Borgo dei Vergini, dedicata al primo vescovo della città e ricostruita nel XVIII secolo dopo gli ingenti danni provocati dalle alluvioni che hanno interessato la zona nei secoli.
Tra le varie opere di Jago, artista convinto che “per scolpire qualcosa bisogna prima romperla”, il nuovo museo ospita la Pietà, di ritorno al suo luogo d’origine dopo un lungo pellegrinaggio in diverse esposizioni, oltre al nuovo gruppo scultoreo di Aiace e Cassandra, svelato per la prima volta.
Realizzata nell’ultimo anno, a porte chiuse, all’interno del complesso religioso, la Pietà di Jago, scultura in marmo a grandezza naturale, rielaborazione in chiave moderna di un momento di raccoglimento e di dolore, in cui l’umanità si è identificata per secoli, era stata esposta nella Chiesa degli Artisti e a Palazzo Bonaparte, a Roma, riscuotendo grande successo.
Adesso, grazie a una convenzione firmata con il Fondo Edifici Culto (FEC), l’opera fa ritorno nel luogo dove è stata concepita, per arricchire la collezione del nuovo museo il cui allestimento vedrà un continuo alternarsi di opere.
Un infopoint turistico allestito all’ingresso della chiesa, fruibile 7 giorni su 7, collegherà tutte le realtà già presenti sul territorio, rappresentando il punto di partenza per la costruzione di un percorso turistico fatto di arte, bellezza, cultura, accoglienza.
“Sant’Aspreno – commenta Jago – riapre al pubblico, restituita, messa al mondo come un figlio, ancora una volta per accogliere. Dietro i luoghi e i loro contenuti c’è sempre l’umanità di chi ha immaginato, quella di chi ha costruito, l’umanità di chi ha abitato e abbandonato, l’umanità di chi ha recuperato e quella di chi verrà”.
Partendo da questi presupposti di recupero e valorizzazione di un’eredità da tramandare, il nuovo polo museale si pone adesso come protagonista di due progetti che stanno contribuendo a dare forma ai sogni dei giovani del Rione Sanità.
Il progetto “Luce al Rione Sanità”, realizzato dalla Cooperativa La Paranza con il sostegno di Fondazione CON IL SUD e Fondazione di Comunità San Gennaro insieme a Intesa Sanpaolo, è un’iniziativa di formazione e d’inclusione sociale per giovani del quartiere attraverso l’arte e la valorizzazione del patrimonio storico-artistico.
Il progetto “Tornaccantà” è invece realizzato dalla Fondazione di Comunità San Gennaro in partnership con Nuovo Teatro Sanità (NTS), la Cooperativa sociale Sanita’rt, il Consorzio sociale Coop4Art, la Cooperativa sociale La Paranza, l’Impresa sociale Kalòs, e sostenuto da Intesa Sanpaolo attraverso il Programma Formula in collaborazione con Fondazione CESVI. L’iniziativa vuole coinvolgere e restituire dignità agli spazi, alle risorse, ai talenti del Rione Sanità dando casa alla canzone napoletana.
“La scultura, la pittura, la musica, il teatro, sono per noi del Rione Sanità un nutrimento indispensabile per la crescita del capitale umano. L’arte deve diventare sempre più ciò che è: via della folgorazione, via carnale che parla ai sensi e al cuore dell’uomo e al contempo fattore di produzione indispensabile per un futuro sviluppo economico di un territorio” afferma Don Antonio Loffredo, rettore della Chiesa di Sant’Aspreno ai Crociferi.
Nel capoluogo campano Jago è di casa. Presso la Basilica di San Severo fuori le mura all’interno della Cappella dei Bianchi è conservato il Figlio Velato, mentre a novembre del 2020 l’artista ha realizzato l’installazione Look Down, collocata in Piazza del Plebiscito prima di essere esposta nel deserto di Al Haniya a Fujairah (UAE).
La statua, raffigurante un neonato rannicchiato a terra con gli occhi chiusi e una catena di ferro come cordone ombelicale ancorata al pavimento, secondo l’artista intendeva ricordare agli italiani “le tante persone, i più bisognosi, i poveri resi vulnerabili dalle conseguenze sociali ed economiche della pandemia”.
Il nuovo Museo Jago è aperto dal lunedì al giovedì, dalle 10 alle 13 (ultimo ingresso alle 12.30) e dal venerdì alla domenica dalle 10 alle 17 (ultimo ingresso alle 16.30).
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