Caserta. Dall’Italia alla Germania all’Iraq: quindici donne raccontano in prima persona le loro esistenze private di sogni, libertà, decisioni. Quindici vite accomunate da un unico destino di sottomissione, paura, denigrazione.
L’autrice, Angela Rossi, giornalista professionista e scrittrice, originaria di Mondragone, ha collaborato con diversi quotidiani nazionali tra i quali Il Mattino occupandosi spesso di cronaca nera. Collabora con UltimoTv, web televisione per la quale si occupa delle connessioni criminali tra Italia e Germania. Ha pubblicato nel 2014 “Capitano Ultimo, la vera lotta alla Mafia”, la voce e la storia di Ultimo, il capitano dei carabinieri che arrestò “Totò” Riina. Dal 2016 si è trasferita a Monaco di Baviera, dove insegna italiano come lingua straniera, scrive testi teatrali e si occupa di violenza contro le donne.
A breve, data e location che vi comunicheremo, Angela Rossi sarà anche a Caserta per presentare “Non chiamarlo amore“, di cui spiega: “Sono tutte storie accadute realmente – racconta – in ogni parte del mondo, ad ogni latitudine. Diversi luoghi geografici e, purtroppo, uno stesso filo che le lega: quello della violenza fisica, psicologica, economica. Quindici monologhi che narrano giorni di sofferenze, umiliazioni e, in alcuni casi, di ribellione e ripresa della propria vita. Storie narrate per sostenere e provare ad aiutare chi vive una situazione di violenza domestica e non sa come uscirne. Per offrire un input e dire a chi sperimenta sulla propria pelle situazioni simili che si può uscire dal tunnel e riprendersi il sorriso e la speranza“.
Quindici storie di donne legate dal filo rosso, crudele, della violenza dei compagni. Uomini che hanno deciso per loro, che hanno rubato i loro giorni, i loro progetti, le loro vite.
Il libro uscirà il prossimo 14 maggio per i tipi della Oakmond Publishing ed è acquistabile su Amazon dove è già prenotabile sia in formato Kindle che cartaceo al link: https://amzn.to/3ZXySof
«Una raccolta di storie molto emozionante» – ha definito il libro Gennaro Sangiuliano, Ministro della Cultura, che ne ha scritto la prefazione che di seguito trascriviamo integralmente.
«La violenza, fisica, psicologica ed economica subita dalle donne ha mille volti ed è spesso vissuta nella solitudine, nella sofferenza e nella paura. Le vittime si scontrano anche contro un muro di omertà: non sono credute e nessuno indica loro una via concreta di uscita.
Nel corso di questi anni, pur in presenza di un quadro normativo a tutela della donna, di una crescente attività di istituzioni, centri antiviolenza e associazioni femminili, il fenomeno sembra non arrestarsi e si consuma anche in quegli spazi dove le donne dovrebbero sentirsi protette, nelle
loro case, in famiglia.
Le indagini statistiche evidenziano una percentuale minima di denunce da parte della donna vittima di violenza, per un orrore che vorrebbe dimenticare.
Per questo, a partire dal 2015, l’Arma dei Carabinieri e la Polizia di Stato hanno varato il progetto nazionale Una stanza tutta per sé: oltre 200 le stanze presenti in Caserme e Questure di tutta Italia, dove la donna può essere ascoltata in un ambiente protetto, arredato per creare un’atmosfera di fiducia e di tranquillità, attrezzato con strumenti tecnologici per registrare la denuncia.
In queste stanze spesso c’è un angolo giochi per i figli, vittime di violenza assistita. Molto importante è la formazione fatta in questi anni degli uomini e delle donne delle forze dell’ordine che ricevono le denunce e accompagnano le donne in questo doloroso percorso. Dobbiamo essere orgogliosi del lavoro silenzioso delle donne e degli uomini in uniforme in questa battaglia di civiltà.
La violenza psicologica che accompagna quella fisica si porta via ogni volta un pezzetto di anima che sprofonda nella palude della paura, come si legge nelle storie di questa raccolta molto emozionante e dobbiamo gridare ad alta voce che i litigi violenti tra marito e moglie non sono normali. Parole di troppo sono già violenza.
Le donne sono costrette poi ad affrontare anche il senso di colpa che accompagna quasi sempre queste storie: “Mi ero ridotta a chiedere perdono per tutto anche se ero innocente”, racconta una delle vittime di queste storie. E chi usa violenza non smette, anzi degenera.
Ogni uomo violento riesce a far sentire la sua vittima incapace e inadeguata. E tocca a noi tutti lavorare insieme per spezzare questa catena di violenza, come fa un medico citato in questo volume quando comprende il disagio di una scusa inventata e cerca di guarire innanzitutto il terrore di
riprendersi la libertà.
Le testimonianze raccolte ci descrivono donne che raccontano di essere scivolate, di essere cadute per le scale per nascondere la verità della violenza subita. In pochi casi, ancora troppo pochi, con l’aiuto delle forze dell’ordine e di un avvocato qualche donna più fortunata torna a sognare la libertà. La violenza non è mai un problema di famiglia, non è mai una faccenda privata.
L’amore è protezione, cura dell’altro. E questi sono valori non negoziabili».
Gennaro Sangiuliano, Ministro della Cultura della Repubblica Italiana