Finalmente arriva la svolta che la maggior parte dei lavoratori stava aspettando: una novità incredibile per tutti coloro che hanno iniziato a versare i contributi a partire dal 1996.
Il 1996 è stato l’anno forse più importante nella storia del sistema previdenziale italiano, ancora più del 2012 quando, come tutti ricorderemo bene, entrò in vigore la legge Fornero che prende il nome dalla sua prima firmataria: l’ex Ministro del Lavoro Elsa Fornero.
Nel 1996 entrò in vigore la riforma Dini che cambiò il modo di calcolare le pensioni. Fino al 31 dicembre 1995 gli assegni pensionistici italiani sono stati calcolati con il sistema di calcolo retributivo che teneva conto della media degli stipendi ricevuti da un lavoratore durante gli ultimi anni di carriera.
Dal 1996 in poi, invece, è entrato in vigore il sistema contributivo il quale è sicuramente meno vantaggioso per i lavoratori ma pesa molto meno sulle casse dello Stato. Con il sistema contributivo, infatti, gli assegni previdenziali vengono calcolati tenendo conto solo dei contributi versati e dell’età a cui si va in pensione.
Chi non ha contributi versati prima del 1996 è un lavoratore “contributivo puro” e se non ha abbastanza anni di contributi è deducibile, quindi, che il suo futuro assegno previdenziale sarà abbastanza esiguo. Per ovviare a questo possibile problema il Governo Meloni avrebbe deciso d’intervenire con una misura davvero importante.
Grandi manovre sul fronte delle pensioni soprattutto per coloro che hanno iniziato a versare i contributi a partire dal 1996, cioè i cosiddetti “lavoratori contributivi puri”. Il Governo di Giorgia Meloni è sempre più vicino ad approvare una misura che, dal prossimo anno, potrebbe fare una differenza enorme.
Torna a fare capolino l’idea di introdurre una “pensione di garanzia” per i giovani che non hanno contributi antecedenti al 1996. Infatti chi andrà in pensione nei prossimi anni con un assegno calcolato interamente con il sistema contributivo potrebbe essere penalizzato da una cifra troppo esigua rispetto al costo della vita.
Questo per due motivi: il sistema contributivo tiene conto, come detto, solo dei contributi versati e del valore di essi che si basa sullo stipendio; nei prossimi anni è piuttosto probabile che il costo della vita continuerà ad aumentare. Pertanto tutti quei 30-35-40enni che oggi prendono circa 1300-1500 euro al mese, potrebbero trovarsi con una pensione molto bassa. L’obiettivo di questo strumento – non ancora approvato – è garantire ai giovani una pensione minima dignitosa. L’idea è di intervenire su tre fronti:
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