In molte zone d’Italia la Tari sta lasciando il posto ad una nuova tassazione sui rifiuti e l’idea potrebbe estendersi ancora di più. Quali sono le differenze? Vediamolo insieme.
Si chiama Tariffa puntuale sui rifiuti e in diversi Comuni italiani è la tassa che è andata a sostituire la Tari. La Tarip è pensate per incentivare ancora di più il riciclo, di fatto chi meno inquina meno paga, il che significa che famiglie e cittadini più virtuosi si troveranno a pagare di meno la tassa sui rifiuti.
Le differenze con la Tari però non sono solo queste. Ormai conosciamo tutti la Tari e il suo funzionamento riguardo lo smaltimento dei rifiuti; il calcolo della Tari è determinato dal numero di membri nel nucleo familiare così come dai metri quadri dell’abitazione, la Tarip ha un sistema di calcolo differente che si basa sull’effettiva fruizione del servizio, per questo motivo è chiamata tassa a tariffa puntuale.
Con la Tarip, in sostanza, si prende in considerazione il volume e il peso dei rifiuti prodotti andando al di là della mera ipotesi di calcolo che si effettua con la Tari.
Tarip, perché così i contribuenti risparmiano
Il differente calcolo della Tarip ha il doppio vantaggio di incentivare ancora di più il riciclo dei rifiuti, ma anche di far risparmiare i contribuenti. Come funziona però nel dettaglio? Come la Tari anche la nuova tassazione prende in considerazione la superficie degli immobili e il numero di abitanti, tuttavia la cifra che si va a pagare è strettamente legata a quella che è la produzione reale dei rifiuti.
Da una parte, la Tarip prevede una quota fissa che è determinata dai metri quadri dell’immobile, e una quota variabile che invece dipende dall’utilizzo del servizio. A sua volta la quota variabile è calcolata dai singoli Comuni sulla base di due voci:
- svuotamenti minimi dei rifiuti non riciclabili, quindi l’indifferenziato;
- ulteriori svuotamenti che sono stati effettuati.
Ad ogni utenza poi sono associati un numero di svuotamenti minimi l’anno che è determinato dal numero di persone che vivono nell’immobile. Da qui poi si calcolano gli effettivi svuotamenti dei rifiuti non differenziabili e se questi superano il limite massimo assegnato, nella bolletta di conguaglio saranno addebitati più soldi ma anche più svuotamenti.
Se si segue alla precisione la raccolta differenziata, la Tarip permette effettivamente di risparmiare anche perché ogni utenza è determinata da un chip installato nel contenitore del secco indifferenziato che dovrà essere esposto solo quando effettivamente pieno.
La tariffa degli svuotamenti è determinata dai Comuni, quindi varia a seconda della residenza ma deve essere espressa sempre in euro per chilogrammi. Attualmente sono circa 870 i Comuni in Italia che hanno adottato la Tarip, ma le previsioni per il prossimo anno sono che se ne aggiungano molti altri.