Migliaia di persone si sono viste costrette a restituire un mucchio di soldi all’Inps per aver commesso un certo errore dopo aver fruito della pensione anticipata. Vediamo di cosa si tratta.
La strada verso la pensione è lunga e tutta in salita: per raggiungere l’agognato assegno mensile da parte dell’Inps ci vogliono tanti anni, almeno 20. Ma a perdere tutto, invece, basta un attimo. Infatti diverse persone hanno già perso la pensione a causa di un banale errore commesso, quasi sempre, per mancanza di conoscenza della normativa specifica attualmente in vigore.
Non solo hanno perso tutto ma hanno dovuto anche restituire indietro i soldi all’Inps. Una situazione che definire tragica è ancora poco e che ha messo in difficoltà tantissimi anziani i quali non si capacitavano dell’accaduto. Talvolta, infatti, alcune misure di pensione anticipata hanno “cavilli” poco noti.
E se non si conosce tutto nei minimi dettagli si rischiano guai grossi e si rischia, soprattutto, di perdere l’assegno Inps e di dover dare indietro soldi che, ovviamente, nel frattempo non si possiedono più perché si sono già spesi per andare avanti. Nel prossimo paragrafo cerchiamo di capire per bene cosa non bisogna mai fare se si sceglie di accedere alla pensione sfruttando una determinata misura.
Pensione anticipata: ecco chi rischia di dover restituire tutti i soldi
Le misure di pensione anticipata attualmente in vigore in Italia sono tante e il Governo Meloni le ha riconfermate tutte anche per il 2025. C’è una misura molto ambita in quanto consente di uscire dal lavoro quasi 4 anni prima e con pochi contributi ma attenzione perché è piena di insidie nascoste.
La misura in questione è Ape sociale, misura di pensione anticipata introdotta nel 2017 e riconfermata anche per il 2025. Con Ape sociale è possibile uscire dal lavoro a soli 63 anni e 5 mesi e con appena 30 anni di contributi. Una misura che, quindi, fa gola a tanti visto il requisito contributivo piuttosto basso e il forte sconto sull’età anagrafica. Inoltre Ape sociale ha un altro vantaggio: si rivolge anche a chi è disoccupato. Questa misura, nello specifico, si rivolge esclusivamente a:
- disoccupati;
- invalidi con percentuale d’invalidità non inferiore al 74%;
- caregiver;
- addetti a lavori usuranti.
Un altro vantaggio di Ape sociale è che la finestra di uscita – cioè il tempo che intercorre tra il raggiungimento dei requisiti richiesti e l’ottenimento del primo assegno Inps – è piuttosto bassa e la pensione arriva quasi subito. Niente a che vedere con i 7-9 mesi di Quota 103 o con i 12-18 mesi di Opzione donna.
Ape sociale, inoltre, non è nemmeno soggetta al ricalcolo contributivo dell’assegno. Ma c’è una cosa che non si può assolutamente fare se si sceglie di sfruttare questa misura: non si può tornare a lavorare come dipendenti. Ammesso solo il lavoro autonomo occasionale e solo fino ad un massimo di 5000 euro all’anno. Chi venisse scoperto a lavorare o superasse tale cifra non solo non riceverà più la pensione ma dovrà anche restituire all’Inps tutti i soldi ricevuti fino a quel momento.