Quota 89 flessibile: la novità che ti fa andare in pensione con 64 anni di età dal 2025

La riforma delle pensioni andrebbe verso una quota 89 flessibile per tutti. Ecco come dovrebbe funzionare la riforma e cosa si sta già facendo a riguardo.

Una riforma delle pensioni si rende necessaria tanto più che è richiesta anche dell’Europa. La spesa pensionistica in Italia supera il 16% del PIL e le stime, con un Paese che non fa che invecchiare, non possono che essere solo al rialzo.

Difficile trovare un’alternativa alla riforma Fornero anche perché ci sono tanti limiti da considerare, su tutti anche il fatto che la stessa UE veda di malocchio un’uscita pensionistica troppo anticipata. Cominciano a farsi spazio delle ipotesi, tra cui un’ormai famosa Quota 89 flessibile per tutti.

Per capire però cosa sia questa Quota 89 dobbiamo fare un passo indietro e ricordare che il sistema pensionistico di oggi si basa sui contributi ovvero più anni di contributi si versano più aumenta l’assegno pensionistico. A fronte di questo il termine flessibilità è indispensabile e si riferisce alla scelta del singolo cittadino di uscire anticipatamente dal mondo del lavoro tenendo conto dei vantaggi e svantaggio sul piatto, soprattutto in virtù di chi avrebbe diritto ad un calcolo misto con contributi versati prima della fine del 1995, quando si è passati cioè dal calcolo retributivo a quello contributivo.

Quota 89, come funzionerebbe e prime applicazioni dal prossimo anno

Nel sistema contributivo uscire prima dal lavoro significa accettare di avere tagli all’assegno pensionistico ed in effetti uscire prima dal lavoro deve essere penalizzante proprio per rendere il pensionamento anticipato flessibile; in altre parole senza tagli alle pensioni anticipate nessuno avrebbe la propensione a restare nel mondo del lavoro più a lungo.

scritta pensioni e banconote
Quota 89, come funzionerebbe e prime applicazioni dal prossimo anno -casertanotizie.com

Una ipotetica Quota 89 significherebbe pensione anticipata a 64 anni con 25 anni di contributi, ma con una soglia minima di trattamento per impedire che siano erogate pensioni troppo basse.

Sulla bilancia però non c’è solo lo svantaggio del taglio della pensione, andrebbe e va considerata anche la controparte vantaggiosa sugli stipendi di resta a lavoro. Si tratta, in realtà, di esperimenti già messi in pratica con Quota 103 e che dal 2025 sarà applicata anche alle forme di pensionamento anticipato.

Un emendamento approvato in extremis alla Legge di Bilancio del 2025, apporta importanti novità proprio sul fronte pensionistico e prova ad applicare una prima forma di Quota 89. Proprio sulla scia della flessibilità, dal 1° gennaio 2025 sarà possibile andare in pensione a 64 anni ma solo a determinate condizioni.

Intanto la pensione anticipata sarà possibile solo a chi spetta l’esclusivo calcolo contributivo, quindi con versamento dei contributi dopo il 31 gennaio 1995; saranno poi necessari 20 anni di contributi oltre che cumulare gli importi del fondo complementare.

Il calcolo misto tra contributi e fondi complementari

I fondi complementari sono strumenti di risparmio privati che i lavoratori possono attivare proprio per integrare l’assegno pensionistico. Rientrano per esempio il TFR, quindi spostando questo si crea una rendita che una volta usciti dal mondo del lavoro verrà aggiunta all’importo mensile percepito.

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Il calcolo misto tra contributi e fondi complementari -casertonotizie.com

Oggi la legge permette il pensionamento a 64 anni con 20 anni di contributi solo se l’assegno pensionistico è 3 volte superiore la pensione minima; la vera novità dal prossimo anno è che raggiungere questa soglia si potrà tenere conto appunto dei fondi complementari. Al momento la norma dovrebbe riguardare una platea abbastanza ristretta di lavoratori, un maggiore effetto è atteso solo nel 2030.

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