Addio alla pensione con 20 anni di contributi: dal 2025 l’uscita definitiva dall’ufficio diventerà un po’ più complicata per molti lavoratori. Vediamo che cosa è cambiato con la nuova Legge di Bilancio.
Fino all’ultimo si pensava che, per il prossimo anno, in materia di previdenza sociale sarebbe cambiato poco o nulla. Persino gli aumenti saranno talmente esigui che non si può parlare di un vero e proprio cambiamento. Invece il Governo di Giorgia Meloni ha lasciato le sorprese all’ultimo.
Sorprese in parte certamente molto positive ma anche con qualche piccolo “neo” che offuscherà il panorama a molti contribuenti i quali speravano di poter dire addio all’ufficio già il prossimo anno e, invece, dovranno continuare a lavorare ancora per un bel po’ di tempo.
Già perché, con la nuova Manovra di Bilancio il requisito contributivo minimo non corrisponderà più a 20 anni ma a 25 e, quindi, molti che il prossimo anno avrebbero perfezionato sia il requisito contributivo che quello anagrafico resteranno fortemente delusi in quanto la pensione sarà ancora lontana.
Pensione: il requisito contributivo sale a 25 anni
Addio pensione con 20 anni di contributi: dal prossimo anno per molti non basteranno più ma dovranno continuare a lavorare per almeno altri 5 anni. La novità ha spiazzato tanti contribuenti che pensavano di aver ormai raggiunto il traguardo. Vediamo che cosa cambierà con la nuova manovra di Bilancio.
Nei giorni scorsi si è tanto sentito parlare dell’età pensionabile abbassata a 64 anni. In realtà non è proprio così: l’età per l’accesso alla pensione di vecchiaia ordinaria resterà 67 anni come il requisito contributivo minimo resterà fermo a 20 anni. Che cosa cambia allora? Cambiano diversi aspetti per quel che riguarda la pensione anticipata contributiva.
La pensione a 64 anni è già possibile, non è una novità introdotta dalla Manovra di Bilancio. I lavoratori contributivi puri – cioè coloro che non hanno contributi antecedenti al 1996 – già quest’anno potevano lasciare il lavoro a 64 anni con 20 anni di contributi purché l’assegno pensionistico maturato fosse pari almeno a:
- 3 volte l’importo dell’assegno sociale per gli uomini e le lavoratrici senza figli;
- 2,8 volte l’importo dell’assegno sociale per le lavoratrici con un solo figlio;
- 2,6 volte l’importo dell’assegno sociale per le lavoratrici madri di 2 o più figli.
Siccome raggiungere tali soglie solo con i contributi versati all’Inps, il Governo ha introdotto una novità: dal 2025 i lavoratori contributivi puri, per riuscire ad andare in pensione a 64 anni, potranno sfruttare anche i soldi versati nella previdenza integrativa complementare in modo da raggiungere le soglie minime sopra elencate.
Dunque da un certo punto di vista è innegabile che il Governo andrà incontro ai lavoratori rendendo più facile l’accesso alla pensione a 64 anni. Tuttavia è stato aumentato il requisito contributivo: dal 2025 non basteranno più 20 anni di contributi per questo tipo di pensione anticipata ma ne serviranno almeno 25.