È davvero possibile vivere senza contanti? Un Paese sta già provando a farlo, siamo davvero sicuri sia la scelta giusta? Ecco come sta andando.
Scalfire molte delle nostre abitudini può essere difficile, in alcuni casi perchè si tratta di un modo di agire ormai consolidato e che ci garantisce tranquillità, in altri perché si è dubbiosi su un possibile miglioramento qualora si cambiasse definitivamente strada. Questa sensazione riguarda in molti casi anche l’idea di abbandonare del tutto i contanti, come si sostiene da tempo e come sta effettivamente provando a fare anche un Paese che non è poi così lontano dal nostro.
A esserne contrari non sono certamente solo gli anziani, magari perché non hanno voluto nemmeno avere un bancomat o una carta di credito, ma anche persone più giovani, che ritengono inusuale utilizzare delle tessere quando si deve pagare un conto di pochi euro, come quando si acquista il giornale o un caffè. Non solo, c’è chi pensa di essere “sorvegliato” dai poteri alti, per questo vorrebbe essere libero di agire come meglio preferisce. Ma sarà davvero questa la strada che ci attende?
La vita senza contanti sarebbe davvero meglio? Ecco cosa cambierebbe
Pochi amano l’idea di avere le monete nel portafoglio, soprattutto quelle che valgono pochi centesimi, le ritengono ingombranti e poco utili. Ben diverso è però l’approccio che tanti hanno nei confronti delle banconote, a cui in pochissimi sono disposti a rinunciare, specialmente quelle di piccolo taglio, ovvero 5, 10, 20 e 50 euro (per valori superiori si preferisce usare bancomat o carta di credito).
Già da qualche tempo si parla però della possibilità di eliminare del tutto i contanti, passo a cui non siamo ancora arrivati in Italia e che vede ancora parte della popolazione riluttante, ma che potrebbe non essere così negativo, almeno a detta di alcuni. Nonostante tutto, c’è chi ritiene sia più corretto lasciare massima libertà alle persone e far valutare a ognuno come preferiscano agire a seconda dei casi, senza arrivare a un divieto vero e proprio. In Svezia sembrano essere però di diverso avviso, qui da inizio 2024 si sta mettendo in atto un passaggio quasi completo ai pagamenti tracciabili.
Il principio che vige in questa nazione allo stato attuale è quello della “libertà contrattuale”, spetta alle aziende, banche comprese, decidere se accettare o meno i contanti. Insomma, una situazione inversa rispetto a quella che tanti verificavano nella nostra Penisola fino a qualche tempo fa, quando invece gli esercizi commerciali erano riluttanti all’idea di usare bancomat e carta di credito (alcuni lo fanno ancora oggi, pur non essendo un comportamento regolare). È quindi tutt’altro che raro ricevere un rifiuto in Svezia quando si mostrano delle banconote, addirittura è impossibile sfruttarle per pagare una bolletta.
Fino ad ora tanti hanno trovato benefici da questo modo di agire, ritenendolo pratico e veloce, anche se c’è chi la pensa ancora in maniera opposta. L’idea di abbandonare del tutto i contanti, come emerso da una ricerca di Moa Petersén, professore associato di Culture digitali, e Lena Halldenius, professore di Studi sui Diritti Umani all’Università di Lund, spaventa soprattutto i più poveri o chi comunque si ritrova costretto a centellinare ogni spesa. Molti di loro, infatti, non hanno un conto corrente perché lo ritengono superfluo viste le loro condizioni economiche, oltre a non potersi permettere la tecnologia, indispensabile per i pagamenti digitali.
Non si dovrebbero ovviamente sottovalutare i disagi, c’è chi arriva a risparmiare per mesi pur di acquistare un regalo per qualcuno di caro, ma non può poi farlo perché il negozio rifiuta le sue banconote. I beni minimi possono essere acquistati, ma non è possibile saldare i conti previsti per bollette o altri conti più costosi, oltre a rendere ancora più umiliante la situazione dei senzatetto. Insomma, forse sarebbe necessario pensarci bene prima di muoversi in questa direzione un po’ ovunque, Italia compresa.