Ci sono due misure che permettono di accedere alla pensione immediatamente dopo la Naspi. Ma quanti soldi si perdono sull’assegno Inps? Vediamo tutto nei dettagli.
La Naspi è l’indennità di disoccupazione che spetta ai dipendenti che hanno perso il lavoro non per propria volontà. Se restare senza il lavoro a 30 anni è un dramma, restarci a 60 è decisamente peggio in quanto si hanno meno opportunità e trovare un altro impiego è più complicato.
A 30-35 anni, tutto sommato, ci si può rimettere in pista abbastanza facilmente o, eventualmente, si può decidere di trasferirsi all’estero o anche di aprire una Partita Iva e iniziare a lavorare come liberi professionisti avviando una propria attività. Alla soglia dei 60 tutte queste ipotesi sembrano impossibili.
Proprio tenendo in considerazione di tutte queste difficoltà, in Italia sono state approvate due misure di pensionamento che consentono ai disoccupati di accedere alla pensione subito dopo aver fruito delle Naspi. Ma sono convenienti queste opzioni oppure si rischia di perdere un mucchio di soldi?
Se stai ricevendo la Naspi – l’indennità di disoccupazione per gli ex dipendenti che hanno perso il lavoro non volontariamente – sappi che immediatamente dopo puoi accedere alla pensione attraverso due misure riconfermate dal Governo Meloni con la manovra di Bilancio 2025. Ma attenzione: potresti perdere dei soldi tutti i mesi.
Come anticipato sono due le misure che permettono di accedere alla pensione subito dopo la Naspi: una è Quota 41 mentre l’altra è Ape sociale. Con Quota 41 non conta l’età, contano solo i contributi. In pratica una persona può andare in pensione a qualunque età dopo aver fruito della Naspi purché abbia almeno 41 anni di contributi – valgono anche i contributi figurativi maturati durante il periodo di Naspi – di cui almeno 1 versato prima di aver compiuto 19 anni.
Con Quota 41 non si avrà nessuna penalizzazione sull’assegno Inps in quanto non verrà applicato il ricalcolo contributivo e non ci sarà alcun tipo di limitazione. Pertanto chi, dopo la Naspi, deciderà di andare in pensione con Quota 41, non subirà nessuna perdita sull’assegno mensile dell’Inps.
Ben diversa la situazione con Ape sociale che consente – una volta finito il periodo di Naspi – di accedere alla pensione a 63 anni e 5 mesi se i contributi corrispondono almeno a 30 anni. In questo caso, però, l’assegno Inps che si riceverà non potrà superare i 1500 euro al mese finché il soggetto in questione non avrà raggiunto l’età per la pensione di vecchiaia.
Non solo: Ape sociale non è reversibile e non prevede né la tredicesima né la quattordicesima e, in caso di necessità, una persona non potrà tornare a lavorare: ammesso solo il lavoro autonomo occasionale fino ad un massimo di 5000 euro all’anno. Pertanto Ape sociale, a conti fatti, non è molto vantaggiosa.
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