Quando arriva il momento in cui non è più possibile riscuotere un buono postale? Ecco cosa bisogna sapere.
I buoni fruttiferi postali sono uno degli strumenti di investimento preferiti dei risparmiatori, in particolare di chi è in cerca di un rendimento sicuro. Sono diverse le tipologie tra cui è possibile scegliere e il loro funzionamento è molto semplice. Tuttavia, c’è un dettaglio a cui è fondamentale prestare attenzione se non si vuole correre il rischio di non poterli più riscuotere.
La garanzia dello Stato rende i buoni postali un’ottima soluzione per i risparmiatori alle prime armi o che vogliono investire il proprio denaro in modo sicuro. Per sottoscriverne uno basta versare una cifra a scelta, anche esigua (solitamente la soglia minima è di 50 euro), e lasciare che maturi gli interessi previsti a seconda del tipo di BFP e della sua durata.
È possibile rivolgersi ad un ufficio di Poste Italiane o procedere con la sottoscrizione online tramite il portale dedicato. I buoni si distinguono tra cartacei, ovvero quelli tradizionali, o dematerializzati. Per quanto possa essere semplice la loro gestione, non bisogna sottovalutare un particolare che potrebbe farci perdere il nostro investimento.
Buoni postali, in questi casi non possono più essere riscossi: così si rischia di perdere tutto
I buoni postali possono cadere in prescrizione. Ciò accade solitamente quando un soggetto si vede costretto a rinunciare ad un diritto per inerzia, non avendolo esercitato per diverso tempo, oltre i termini previsti. Succede anche con gli investimenti, che quindi rischiano di non poter essere più riscossi.
Quando un BFP cade in prescrizione il titolare non può più riscuotere la somma maturata (ovvero quanto investito inizialmente più gli interessi). Questo vuol dire che il proprio investimento andrà perso. Esistono, però, delle eccezioni: per cominciare, i buoni postali dematerializzati non si prescrivono.
Alla loro scadenza l’importo viene accreditato sul conto corrente dell’intestatario in automatico, senza dover fare nulla (al contrario di quelli cartacei, da presentare all’ufficio postale per ricevere il rimborso). Tuttavia non mancano i casi in cui il titolare potrebbe non riuscire ad incassare la somma – per esempio qualora il conto corrente, nel frattempo, si sia estinto.
La prescrizione dei buoni postali, infatti, avviene a distanza di 10 anni da quando smettono di essere fruttiferi e di produrre interessi. Sul sito di Poste Italiane i clienti vengono tenuti aggiornati sui BFP vicini alla prescrizione con un’apposita tabella. Ci sono casi in cui un intestatario può riuscire a salvare il buono sottoscritto appellandosi all’articolo 2935 del Codice civile.
Dato che la prescrizione inizia a decorrere a partire dal giorno in cui il titolare ha diritto ad incassare la somma maturata, se il cliente riesce a dimostrare di non aver provveduto alla riscossione del buono per validi motivi (non una semplice dimenticanza) esiste la possibilità di ottenere un rimborso.
È necessario che le circostanze siano oggettive e comprovate. Il diretto interessato potrebbe dover presentare la documentazione necessaria nel corso di una causa giudiziaria civile contro Poste Italiane e Cassa Depositi e Prestiti (CDP) qualora queste si opponessero alla richiesta di pagamento (come accade nella maggior parte dei casi).