La legge è chiara, l’INPS non può bloccare un assegno di inclusione. La situazione è molto chiara, andiamo a capirci qualcosa di più.
Sicuramente ci sono molte cose che non conosciamo in merito a questi particolari, oggi vogliamo provare a spiegarveli. Partiamo direttamente dall’Assegno di inclusione, per spiegare di cosa si tratta a chi non ne conosce il significato.
Si tratta di una misura fondamentale di supporto per quelle persone da considerarsi vulnerabili e perciò non può essere revocato senza una giustificazione che si possa considerare valida. Quindi diventa importante capire anche chi ne ha diritto.
L’Adi, questa la sigla che lo rappresenta, ha sostituito di fatto il Reddito di Cittadinanza il 1° gennaio del 2024 ed è riconosciuto dal DL 48/2023 sulla base di alcuni particolari e chiari requisiti legati al nucleo familiare. Almeno un componente della famiglia deve essere disabile, minore, con un’età di almeno 60 anni o in condizione di svantaggio.
Inoltre questa possibilità fornisce anche una misura in grado di favorire il lavoro. Per arrivare al beneficio è necessario partecipare a un percorso di inclusione sia lavorativa che sociale. All’INPS è riservata l’attività di monitoraggio in merito alla questione, andiamo a vedere fino a che punto.
L’INPS può bloccare l’assegno di inclusione?
Come già accennato, l’INPS non può boccare l’assegno di inclusione, ma come funziona la sua attività di monitoraggio? Vengono effettuati dei controlli mirati su nuclei familiari che percepiscono l’assegno di inclusione con attenzione a chi non ha segnalato eventuali redditi derivanti da quelle che sono nuove attività lavorative.
Il cittadino che usufruire di questo beneficio è tenuto a comunicare tempestivamente ogni variazione del reddito e della composizione del nucleo familiare, pena la revoca della prestazione. Nonostante questo si è creato un bel precedente in merito a quanto accaduto a Chieri.
Il Tribunale, nella Sezione Lavoro, ha dichiarato illegittima la revoca del sussidio a un beneficiario effettuata senza addurre del motivazioni precise. Tutto è nato dalla situazione di una donna che ha subito la revoca senza nessuna comunicazione. Questi si è recata da un patronato che l’ha aiutata ad arrivare alla pronuncia del tribunale.
L’organo ha stabilito che l’INPS non potesse revocare deliberatamente l’assegno di inclusione se non fornisse una motivazione valida legata a quanto abbiamo visto in precedenza nelle nostre righe. Farete dunque bene a rivolgervi, anche voi, a un patronato qualora riceveste malauguratamente una revoca senza una motivazione precisa. Una scelta che potrebbe compromettere il vostro. cammino.