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Economia

Datore di lavoro che non versa i contribuiti, cosa rischia? Va incontro a sanzioni gravissime

Sono previste sanzioni salatissime se un datore di lavoro non versa i contributi per i suoi dipendenti, ecco di cosa si tratta così da sapere come agire.

Ogni dipendente svolge il suo ruolo sapendo di avere diritto ovviamente allo stipendio, ma anche di poter usufruire di diritti importanti quali ferie e malattia, che consentono di assentarsi ma ricevendo comunque un compenso. A questo si aggiunge il versamento dei contributi da parte del datore di lavoro (è una delle differenze più importanti rispetto ai liberi professionisti), che saranno poi utili ai fini della pensione.

Nonostante la procedura sia obbligatoria, esistono purtroppo diversi imprenditori che agiscono incuranti della legge e non ottemperano a quanto previsto dalla normativa, spesso facendo il tutto all’oscuro dei propri lavoratori. Spesso, infatti, ci si rende conto dell’accaduto solo quando si è ormai a ridosso di concludere la propria carriera lavorativa, o almeno si crede di essere arrivati a quel punto, ma si scopre che la realtà è ben diversa. Situazioni come queste non possono però passare sotto traccia, ma prevedono sanzioni ben precise.

Niente contributi versati dal datore di lavoro? Ecco le conseguenze

In un rapporto lavorativo corretto è ovviamente importante che entrambe le parti si comportino in modo corretto e rispettose della legge. Il dipendente deve svolgere il suo ruolo, ma anche il datore di lavoro deve ottemperare ai suoi obblighi, tra cui spicca il versamento dei contributi, indispensabile per permettere di ottenere i requisiti necessari per la pensione.

Niente contributi versati dal datore di lavoro? Ecco le conseguenze – casertanotizie.com

Il diretto interessato può a volte rilevare l’accaduto, magari semplicemente se vuole avere un prospetto della propria carriera attraverso il sito dell’INPS e nota che alcuni periodi della propria carriera professionale non sono stati coperti. Il primo passo da compiere sarebbe quello di richiedere un colloquio con il proprio responsabile e fare presente il problema, invitandolo a mettere tutto in regola il prima possibile. C’è chi però agisce imperterrito delle norme e va avanti come se niente fosse.

Qualora ogni tentativo si rivelasse infruttuoso, il lavoratore può tutelarsi informando l’INPS, affinché proceda al recupero dei contributi non versati dal datore di lavoro. Se lo ritiene necessario, è possibile agire in giudizio per ottenere la “condanna del datore di lavoro al pagamento della contribuzione non prescritta”.

Non è detto però che la situazione sia così semplice. Agire in maniera tempestiva risulta essere fondamentale, trascorsi i cinque anni dal mancato pagamento dei contributi, infatti, questi risultano essere prescritti e non più recuperabili. È possibile costituire una rendita vitalizia reversibile, pari alla pensione o quota di pensione adeguata dell’assicurazione obbligatoria.

A questo si aggiunge la possibilità di chiedere un risarcimento, trattandosi di un “danno patrimoniale risarcibileconsistente nella perdita totale del trattamento pensionistico ovvero nella percezione di un trattamento inferiore a quello altrimenti spettante”. È necessaria però una prova scritta per la rendita vitalizia.

Gli effetti per l’azienda e l’imprenditore

Altre conseguenze pesanti sono previste per l’azienda e l’imprenditore, scelte proprio per scoraggiare questo modo di agire.

Gli effetti per l’azienda e l’imprenditore – Casertanotizie.com

In caso di omissione contributiva, ovvero mancato o ritardato pagamento dei contributi, l’impresa sarà soggetta a sanzioni civili, il cui ammontare dipende dal tempo di ritardo nel pagamento e dalle circostanze che hanno portato al mancato versamento. La cifra è pari al tasso ufficiale di riferimento, maggiorato di 5,5 punti percentuali annui, fino a un massimo del 40% dell’importo dovuto. Non è però prevista la maggiorazione al 5,5% se la posizione viene regolarizzata entro 120 giorni dall’irregolarità e in un’unica soluzione.

Diversa è la situazione in caso di evasione contributiva, ovvero la mancata contribuzione è accompagnata da un comportamento fraudolento. In questo caso le sanzioni possono arrivare fino al 30% dell’importo dovuto, con un minimo di 3.000 euro. Si può comunque usufruire del ravvedimento operoso se l’azienda denuncia spontaneamente la scorrettezza entro 12 mesi dalla scadenza e versa i contributi entro 30 giorni dalla denuncia, a quel punto le sanzioni saranno pari a quelle per l’omissione contributiva. Se il pagamento avviene entro 90 giorni, la maggiorazione sarà del 7,5%.

Esistono casi in cui è l’INPS a ravvisare l’irregolarità, la situazione certamente peggiore. In questo caso è prevista una riduzione del 50% delle sanzioni civili se si paga entro 30 giorni dalla notifica, anche con una serie di rate.

Ilaria Macchi

Nata il 4 ottobre 1982 sotto il segno della Bilancia e, come tale, amante del bello (la moda è una delle mie passioni) e della giustizia. Sono laureata in Linguaggi dei Media all'Università Cattolica di Milano e ho maturato esperienza come giornalista su web, carta stampata e web TV. Appassionata di sport, calcio in modo particolare, Tv e motori.

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