Eredità, cosa succede se solo la figlia si prende cura della madre anziana e non altri fratelli? La donna anziana può lasciare tutto a chi l’ha accudita?
Quando una persona viene a mancare, i suoi beni non restano sospesi nel vuoto: la legge stabilisce regole precise su chi eredita e in quale misura. Questo processo, noto come successione, è il meccanismo attraverso cui il patrimonio del defunto viene trasferito ai suoi eredi. La successione può avvenire in due modi: per testamento, quando il defunto ha lasciato disposizioni scritte su come distribuire i suoi beni, oppure per legge, nel caso in cui non vi sia un testamento e l’eredità venga ripartita secondo le norme previste dal codice civile.
Se il defunto ha lasciato un testamento, sarà questo a stabilire la distribuzione del patrimonio, nei limiti previsti dal codice civile. Il testatore può indicare a chi destinare i propri beni, ma deve comunque rispettare le quote di legittima, garantendo ai familiari più stretti una parte minima dell’eredità. In caso contrario, se manca un testamento valido, entra in gioco la successione legittima, che segue un ordine di parentela ben definito: prima i figli, poi il coniuge, quindi gli altri parenti più prossimi, come fratelli o nipoti.
Anche con il testamento, però, la libertà di disposizione non è assoluta: la legge italiana tutela alcuni soggetti, chiamati legittimari, che hanno diritto a una quota dell’eredità, anche contro la volontà del testatore. Tra questi rientrano il coniuge, i figli e, in alcuni casi, i genitori. Questo significa che, anche se il defunto avesse voluto escludere un figlio o il coniuge, non potrebbe farlo completamente. La legge stabilisce precise quote di legittima, ovvero porzioni dell’eredità che non possono essere eliminate o ridotte oltre un certo limite. Se un testamento lede i diritti dei legittimari, questi possono impugnare l’atto e richiedere la propria quota attraverso un’azione legale.
Ma cosa succede quando, tra più figli, solo uno si è preso cura della madre fino alla fine? Può la madre, in segno di riconoscenza, lasciargli tutto il suo patrimonio? O gli altri fratelli possono contestare questa scelta?
Questa è una dinamica familiare più comune di quanto si pensi: uno solo dei figli si fa carico dell’assistenza del genitore anziano, mentre gli altri, per vari motivi, restano più distanti. Quando arriva il momento dell’eredità, spesso nascono tensioni e conflitti, perché chi non ha prestato cure potrebbe comunque rivendicare la sua parte.
Se la madre decide di fare testamento, può disporre liberamente solo di una parte del suo patrimonio, chiamata quota disponibile. La restante parte è riservata ai legittimari e deve essere suddivisa tra tutti i figli. Se la donna ha due figli, ad esempio, almeno un terzo dell’eredità dovrà andare a ciascuno di loro, mentre solo l’ultimo terzo può essere destinato come preferisce, ad esempio alla figlia che l’ha assistita.
Se invece non fa testamento, si applica la successione legittima, e il patrimonio verrà diviso in parti uguali tra tutti i figli, indipendentemente dal contributo dato alla madre negli ultimi anni.
Ci sono alcuni strumenti che possono essere utilizzati per riequilibrare la situazione:
Se i fratelli ritengono di essere stati lesi nei loro diritti, possono agire con un’azione di riduzione, chiedendo la restituzione delle quote che spettano loro per legge. Questo può accadere se:
In questi casi i figli esclusi possono rivolgersi a un giudice per chiedere la divisione dell’eredità nel rispetto delle quote di legittima.
Dal punto di vista umano, è comprensibile che una madre voglia premiare il figlio che l’ha accudita. Tuttavia la legge italiana tutela l’equità tra gli eredi, impedendo favoritismi eccessivi a danno dei legittimari. Se una madre desidera davvero garantire un riconoscimento concreto al figlio che si è preso cura di lei, deve pianificare attentamente la successione, facendo testamento e utilizzando strumenti giuridici adeguati.
D’altra parte, i figli che non hanno contribuito all’assistenza non possono pretendere che il sacrificio del fratello o della sorella venga ignorato. Se il valore dell’aiuto prestato è significativo, può essere riconosciuto economicamente in modi diversi, sempre nel rispetto della legge.
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