Anno nuovo tasse vecchie. A cominciare dal bollo

Caserta (di Antonio Arricale). Anno nuovo, tasse vecchie. A cominciare da quelle sulle automobili e, dunque, a carico degli automobilisti.

Infatti, con l’avvento del mese di gennaio – nemmeno il tempo di realizzare di aver bruciato già prima della fine dell’anno la Tredicesima – nelle case dei contribuenti stanno arrivando le lettere di cortesia – si fa per dire, ovviamente – inviate dalla Regione Campania per sollecitare il pagamento della tassa di circolazione.

Una tassa, questa, tra le più odiose di quelle, pure numerosissime, che ci piovono addosso. E che si aggiunge alle altre che pure gravano, e non poco, sull’impotente automobilista.

Il quale, infatti, paga – sempre alla Regione o chi per essa – al momento dell’acquisto dell’automobile, al momento della stipula dell’assicurazione, al momento della revisione, al momento della rottamazione, al momento di fare il pieno alla pompa, sulla stessa tassa nel momento di pagare (uffici postali o altri centri abilitati). Insomma, bollo, superbollo, targa, rinnovo della patente, certificato medico. E chi più ne ha ne metta.

Da tutti i partiti messe al bando, allorquando siedono sui banchi dell’opposizione, tutte queste tasse, a cominciare dal bollo auto, ricompaiono però prepotentemente e puntualmente ogni primo di gennaio.

E quest’anno, ovviamente, non fa eccezione, se è vero che con la Legge di Bilancio approvata con affanno dal Parlamento, non solo la tassa di circolazione non è andata via, ma ha subito anche importanti modifiche.

Si dirà: sì però quest’anno è prevista la rottamazione delle vecchie cartelle fino a mille euro e anche la rateizzazione per i debiti maggiori accumulati nel tempo. E pensate, forse, che questo ci dà conforto? Tutt’altro, a ben vedere, è la solita beffa che si aggiunge all’inganno dei “fessi” che ovviamente pagano tutto.

Senza contare, poi, che c’è anche l’ingiustizia di pagare – nell’ambito di un sistema statuale unitario che a noi meridionali è costato tanto, ma veramente tanto! – che attribuisce differentemente, da Regione a Regione, l’obolo da versare all’apparato.

Insomma, lo sapete, immagino: il calcolo del bollo, che si paga in base ai kilowattora del mezzo, non è uguale per tutti per tutti gli italiani. Quelli del nord, infatti, in genere pagano di meno rispetto a quelli del sud. Cioè noi, che peraltro finiamo per essere penalizzati anche dal punto di vista dei servizi, in quanto a sicurezza e manutenzione delle strade.

Non ci credete? Ebbene, date un’occhiata alle cifre che seguono.

Per i mezzi delle classi Euro 4, 5 e 6 in Lombardia, Sicilia (regione a statuto straordinario!), Puglia, Emilia Romagna, Umbria, Sardegna, Basilicata, Valle d’Aosta e Friuli Venezia Giulia si pagano infatti, 2,58 € ogni Kilowattora fino a 100 kW e 3,87 € oltre 100 kW.

In Piemonte 2,58€ fino a 53 kW, 2,73€ tra 53 e 100 kW, 4,26 € oltre i 100 kW; in Toscana: 2,71 € fino a 100 kW e 4,26 € oltre 100 kW; in Molise: 2,76 € fino a 100 kW e 4,14 € oltre 100 kW; nelle Marche: 2,79 € fino a 100 kW e 4,18 € oltre 100 kW. In Campania (e l’Abruzzo) siamo invece più speciali: paghiamo 3,12 € fino a 100 kW e 4,69 € oltre 100 kW. Ma si capisce: siamo più belli ed intelligenti, qui. E poi – è stranoto – da noi le strade sono tra le più sicure e meglio asfaltate d’Europa.

P.S.: A proposito di Regioni. Una recente indagine giornalistica di Report sta facendo emergere inconsistenza e molte ombre nella gestione, in materia sanitaria, della pandemia da parte delle Regioni più ricche (quelle, per intenderci, che spingono per l’autonomia finanziaria), Veneto e Lombardia in testa. Sarebbe il caso di dire a Calderoli e a quelli della Lega: basta cominciamo ad essere stanchi. E magari glielo diciamo con una bella pernacchia.

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