Caserta (di Antonio Arricale). Magari sarà l’anno buono per la Reggia e per Caserta. E magari anche l’anno della svolta, per la città, in tema di politiche di promozione turistiche. E di sviluppo. Magari.
Il 2023 è, infatti, un anno speciale, per noi casertani. E’ l’anno del 250esimo anniversario della morte di Luigi Vanvitelli (Napoli, 12 maggio 1700 – Caserta, 1 marzo 1773), il grande architetto cui la città stessa, e non solo la Reggia, devono la loro esistenza.
Dunque, un anno che magari l’amministrazione comunale, la Soprintendenza, la facoltà di Architettura, l’ordine degli Architetti, i licei artistici, insomma l’universo mondo delle migliori energie politiche e delle più brillanti intelligenze e istituzioni culturali della città avrebbero dovuto inaugurare e salutare, per l’occasione, se non con il botto, con almeno un bel manifesto 3×6 posto ai quattro punti cardinali di ingresso della città. E con una grande campagna stampa di livello internazionale, che preannunciasse, appunto, un ciclo importante di eventi a memoria della ricorrenza. E di riflessione sullo futuro e la crescita del territorio e, più in generale, sulla ricerca e costruzione del gusto e del bello. Insomma, dello sviluppo che – si sa – non si nutre certo di brutture.
Ma non ne facciamo un dramma. Magari ci sono in serbo per noi – inclini per deformazione professionale alla critica e alla lagna – sorprese che ci lasceranno a bocca aperta. Sappiamo, infatti, che al lavoro c’è un comitato e che in cantiere ci sono delle iniziative ad hoc. Speriamo che siano di livello internazionale e che il tutto non si esaurisca nel solito sterile convegno, insulsa passerella per le mezze figure dei politici di turno, e sia invece motivo di profonda riflessione sull’insegnamento e, al tempo stesso, gravosa e maestosa eredità monumentale che il figlio del pittore olandese Caspar van Wittel e della napoletana Anna Lorenzani ci ha lasciato.
Al Vanvitelli, si diceva, Caserta deve non soltanto la Reggia più grande del mondo, ma la sua stessa esistenza di città. Una città capoluogo creata appunto dal nulla e sviluppata di pari passo con il Palazzo Reale voluto dai Borbone a gloria e magnificenza della casa reale. E si badi bene che, la città nuova non è, come potrebbe frettolosamente apparire, un fatto secondario, accessorio, rispetto al Palazzo Reale. Tanto è vero che, Maria Amalia di Sassonia, moglie di re Carlo, “non si stancava mai di osservare, di chiedere, di guardare, e alla fine richiese espressamente a Vanvitelli l’elaborazione di «un disegno per la Città di Caserta e le strade, perché chi vi averà da fabricare vi fabrichi con buona direzione, né più alto né più basso, ma tutto con ordine”, come ricorda Giuseppe De Nitto, per lunghi anni responsabile della Biblioteca Palatina, autore di una bellissima biografia del grande architetto.
Insomma, incrociamo le dita. Magari sarà la volta buona. Anzi, l’anno della svolta.
Intanto, a dispetto di tutto e tutti, il nuovo anno è cominciato sotto i migliori auspici per il Palazzo Reale, croce e delizia della città. Con 10.329 (su 400.323) presenze, infatti, il monumento vanvitelliano si è attestato al nono posto e tra i primi venti nella speciale classifica ministeriale dei musei più visitati d’Italia, nelle tre giornate di aperture straordinarie a cavallo tra il 2022 (26 dicembre) e il 2023 (1 e 2 gennaio).
Non solo. Col nuovo anno il Palazzo Reale è stato ancora una volta set cinematografico di un kolossal: “Il conclave”, con Ralph Fiennes, divo britannico vincitore del Golden Globe come migliore attore nel film “Il paziente inglese” ma che i più piccoli ricorderanno, magari, soprattutto nei panni del mago oscuro Lord Voldemort nella saga di Harry Potter.
Certo, a fare da controcanto ci sono sempre le polemiche sulla mancata osmosi dei flussi turistici tra il Palazzo Reale e la città, quasi che il primo fosse estraneo alla seconda. E sulla segnaletica inadeguata, le strade dissestate, il degrado e l’abbandono degli altri siti borbonici, l’inesistente sistema di trasporto locale, l’insufficiente informazione e promozione territoriale.
Tutte cose che, magari, nell’anno del Vanvitelli ci lasceremo finalmente alle spalle.