Pasqua, per Caserta un’altra occasione mancata

Caserta (di Antonio Arricale). Sarà Pasqua di resurrezione, in tutti i sensi. Soprattutto, sarà una Pasqua d’oro dal punto di vista dell’economia turistica, dopo gli anni della spettrale chiusura pandemica. Le previsioni fanno ben sperare.

Secondo Confesercenti regionale, la prima festività di primavera quest’anno segnerà un giro d’affari di ben 80 milioni di euro, di cui 44 milioni di incasso, più della metà, solo per le strutture ricettive; con 250 mila visitatori stimati in Campania, di cui ben 173 mila solo nel capoluogo.

Dunque, atteso che la parte del leone la farà Napoli, città che in termini di accoglienza si accaparrerà – stando alle previsioni – quasi il 70% di flussi e risorse, alle altre province campane andrà il restante 30%. Che non è poco, se ci si accontenta, ovviamente. Certo, di questa restante quota, la provincia di Salerno, con la costiera amalfitana, si prenderà probabilmente la porzione maggiore, mentre le province interne di Avellino e Benevento dovranno accontentarsi, al solito, delle briciole.

Il tutto per dire, insomma, che gli operatori casertani del settore avranno magari più di un motivo di rimpianto (per quello che si sarebbe potuto fare e non si è fatto), ma anche di soddisfazione (per le entrate che saranno comunque maggiori – intorno al 10%, sempre secondo le previsioni – rispetto all’ultimo anno utile di paragone, vale a dire, alla Pasqua 2019).

Una soddisfazione che Sebastiano Simone, direttore del centralissimo Hotel dei Cavalieri e delegato Federalberghi di Confcommercio Caserta non nasconde affatto: “La stagione inizia col tutto pieno. Abbiamo tutte le matrimoniali occupate. E sarà così anche per il prossimo 25 aprile ed il ponte di maggio”. E l’ottimismo, va detto, contagia l’intera catena dell’accoglienza. Ristorazione compresa, se è vero che anche ristoranti e agriturismi registrano prenotazioni da tutto esaurito per i giorni di Pasqua e Pasquetta.

E, tuttavia, la previsione del pienone è data quasi per scontata dagli operatori. Il periodo che va da aprile a settembre, infatti, per gli albergatori casertani ed il fragile sistema locale del turismo nel suo complesso, rappresenta da sempre la stagione che permette di pareggiare, se non incrementare, i conti con i risultati non proprio esaltanti della restante parte dell’anno. Insomma, i numeri attuali non si dovrebbero discostare di molto dalla media storica del settore. Sicché, il traino, il plus, l’incremento che ci si sarebbe potuto aspettare non tanto dalla Reggia, ma dagli eventi straordinari in calendario e, in particolar modo, dalle celebrazioni del 250mo anniversario della morte di Luigi Vanvitelli – l’architetto geniale cui non soltanto il Palazzo Reale, ma la stessa città devono la loro esistenza – non c’è stato. Né temo, a questo punto, ci potrà essere da qui alla fine dell’anno.

La verità – mi ha sussurrato a denti stretti sempre Sebastiano Simoneè che il nome Vanvitelli alla stragrande maggioranza dei nostri ospiti, dice poco o nulla: semplicemente non sanno chi sia. Ignorano persino che sia il progettista della Reggia”.

E così, per la città si registra un’altra occasione persa. È mancata e ancora manca e purtroppo mancherà, infatti, una campagna informativa in tal senso, capace di trasformare, appunto, un’occasione in opportunità. Ed è inutile chiedersi il perché. Il Comune non ha fondi. Neanche per celebrare l’evento – verrebbe da dire – con un minimo sindacale di iniziative: quattro maxi-manifesti affissi all’ingresso della città, una vetrofania appiccicata sui vetri dei negozi e delle attività commerciali, un dépliant da consegnare ai turisti più curiosi presso il riaperto gazebo informativo di piazza Gramsci, con il consiglio di tre o quattro itinerari veloci per la visita delle più significative opere e monumenti progettati, oltre alla Reggia e al Parco, dall’archistar dei Borbone.

Roba da poche decine di migliaia di euro, per dire. Peraltro, facilmente reperibili – nella peggiore delle ipotesi – presso la Regione guidata dal capocorrente e compagno di partito del sindaco Carlo Marino, Vincenzo De Luca. Il quale – giusto per notare – pure deve molto a Caserta e provincia. A cominciare dall’elezione a deputato del figlio.

Aggiungo, infine, che dell’anniversario della morte del Vanvitelli si sapeva, eccome: c’era, volendo, tutto il tempo per pensarci, fare le cose in grande, e trovare – come ho detto – le necessarie risorse non solo nelle pieghe del bilancio comunale che, come tutti sanno, da troppi anni, ormai, è in rosso per sopravvenuti e reiterati fallimenti gestionali (in parte della stessa classe politica che è al comando).

Certo, nessun ha mai pensato che si possano fare le nozze coi fichi secchi. E, tuttavia, l’impressione – dispiace dirlo – è che non sono solo i soldi, ma soprattutto le idee che mancano. Amen.

Intanto, buona Pasqua di resurrezione a tutti i nostri lettori. In tutti i sensi.

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