Caserta (di Antonio Arricale). La legge non dovrebbe essere soltanto efficace (dura lex, sed lex) ma anche e, soprattutto, chiara e di immediata e facile applicazione, al riparo cioè da interpretazioni e sofismi partigiani. Assioma ancor più valido – osservo – in materia elettorale e, cioè, di legge cardine del funzionamento della democrazia.
Ora i lettori di questo giornale conoscono da tempo la mia idiosincrasia per l’attuale legge elettorale comunale (per quella nazionale è anche di più) ma questo – giuro – non fa aggio sulle riflessioni che seguono. Vale a dire, sugli effetti dell’applicazione pratica delle norme che regolano la selezione della classe dirigente. Legge, peraltro, che alla prova dei fatti, ci fa amaramente ricordare di essere – in particolare, i nostri legislatori – pur sempre pronipoti dei bizantini. A nostro scorno, naturalmente.
Prendiamo ad esempio le recenti elezioni amministrative celebrate nella nostra provincia e che, in un solo caso su cinque, a dispetto del sistema, si concluderanno col turno di ballottaggio, fra una settimana.
Uno su cinque, e già questo è tutto dire.
Ebbene, a Marcianise, Maddaloni, San Felice a Cancello, Orta di Atella e Lusciano il risultato elettorale ci consegna, oggettivamente, anche altrettante situazioni paradossali su cui riflettere. Andiamo per ordine.
1) A Maddaloni, per cominciare, su quattro candidati alla fascia tricolore e almeno quindici liste in campo, a dispetto della matematica, l’elezione è finita al primo turno. Di più, date le circostanze, si potrebbe anche dire che Andrea De Filippo è stato eletto con un voto plebiscitario (70,45%). Eppure, stranamente, a De Filippo – in barba allo straordinario risultato ottenuto – la legge non assegna il premio di maggioranza che, invece, attribuisce a chi vince con meno voti e al secondo turno.
2) A Marcianise, invece, per effetto del cosiddetto voto disgiunto (voto ad un candidato di una lista di coalizione e, contemporaneamente, al sindaco di un’altra coalizione, in questo caso quella opposta) ha vinto il candidato Antonio Trombetta, che però in Consiglio comunale resta espressione di minoranza. Sicché, per la città, al di là dei proclami di buone intenzioni, si prospetta ancora una volta un periodo di instabilità e, forse, di nuove elezioni anticipate. E sarebbe la sesta volta da dodici anni a questa parte.
3) San Felice a Cancello è l’unico comune dove si va al ballottaggio. La sfida è tra Emilio Nuzzo e Carmine Raffaele Palmieri. Ma nessuno dei due potrà contare sull’apparentamento con i candidati sconfitti. Non ufficialmente, almeno. E per due semplici motivi.
Il primo è di natura “egoistica”. Alcuni dei consiglieri potenzialmente eletti, allo stato attuale, resterebbero inevitabilmente esclusi dal Consiglio comunale per effetto del riconteggio dei voti definitivi sulla scorta del mutato quadro politico determinato dall’apparentamento. Senza contare, poi, che in forza del nuovo patto politico, si ridurrebbero anche le cariche amministrative disponibili (assessorati, deleghe, presidenza del Consiglio eccetera).
Il secondo motivo, invece, è anche più discutibile rispetto allo spirito della norma. La candidata emersa con prepotenza in questa competizione elettorale è, infatti, Eugenia Carfora. La quale, alla guida di una sola lista (peraltro monca: dodici candidati sui quindici possibili) ha conquistato un onorevolissimo terzo posto e più di un quarto dei votanti (26,28%). Dunque, in teoria sarebbe capace di orientare il proprio elettorato e fare la differenza a favore di uno dei due candidati in ballottaggio. Ma la dirigente scolastica, ingabbiata evidentemente nella sua corazza di notorietà televisiva, e condizionata dalle resipiscenze di un certo ambiente grillino da cui è attorniata, suggerisce l’astensionismo: né con l’uno, né con l’altro. O, se preferite, con il più classico esempio di infantilismo politico: siccome non ho vinto, mi porto via il pallone.
4) A Orta di Atella, comune tornato al voto dopo uno scioglimento per infiltrazioni (come San Felice a Cancello, del resto) non c’è stata corsa per l’unico candidato sindaco in gara, Antonino Santillo. In sostanza, si è votato per assegnare unicamente i posti di consigliere comunale.
5) Infine, a Lusciano, si è votato per la prima volta col sistema dei grandi comuni. Ha vinto il candidato Giuseppe Mariniello, con otto liste al seguito, contro Domenica Inviti sostenuta, invece, da sette.
Ce n’è, insomma, a iosa di che discutere o, se preferite, ribollire di rabbia. E non pensate che questo capiti soltanto nella nostra provincia.