Caserta (di Antonio Arricale). La sopravvenuta e, per certi aspetti, del tutto inaspettata, morte di Silvio Berlusconi avrà l’effetto di rendere nuovamente liquida – per non dire caotica – la politica italiana. E questo a tutti i livelli. Anche se sarà nei sistemi politici locali che cominceranno a manifestarsi i primi sommovimenti tellurici o, per dirla sempre parafrasando Bauman, i primi versamenti osmotici. E si capisce. Berlusconi lascia un campo aperto da occupare.
Cosa che sta già inevitabilmente accadendo, magari sottotraccia, al riparo delle belle parole che di volta in volta si pronunciano, e che sanno tanto di ipocrita circostanza.
Certo, Berlusconi ha lasciato vedove – così piace al mio amico Ferdinando Terlizzi – sia la destra che la sinistra. La prima, per esserne stato collante positivo; la seconda, per esserne – al contrario – quello oppositivo.
Della destra egli rappresentava l’inventore e il perno (ma anche e, soprattutto, il principale e unico finanziatore, a dire il vero. Da ultimo, infatti, aveva portato la fidejussione da 90 a cento milioni di euro per garantire i debiti accumulati dalla coalizione e, in particolare, da Forza Italia). Della sinistra, invece, rappresentava il nemico comune, il bersaglio da colpire e abbattere e, dunque, della ditta Pd&C la stessa e unica ragione d’essere uniti.
E si tratta, in entrambi i casi, di un ruolo che Berlusconi ha svolto ininterrottamente per trent’anni, un record assoluto. Un tempo che, dal punto di vista politico, ci appare infinito, quasi un’eternità: al punto da averci riconsegnato, nell’immaginario collettivo di questi anni, un uomo politico immarcescibile, forse immortale.
Eppur, si muore, avrebbe ricordato con rigore scientifico Galilei. Sicché i nodi non sciolti (di successione, di struttura, di organizzazione, di rappresentanza del partito) ora vengono al pettine. Ed emergeranno a cominciare, appunto, dalle periferie.
Prendiamo il caso di Caserta, dove peraltro, in presenza di un’evanescente destra (anche ora che è al governo) la sinistra – benché di una mediocrità disarmante – si muove come padrona assoluta e indisturbata del campo.
A Caserta città e, in generale, in tutta la provincia, il partito di Forza Italia è raramente rappresentato con i colori azzurri ufficiali. In genere, per i pochi eletti si tratta di consiglieri o rappresentanti votati in liste civiche e, dunque, soltanto in un momento successivo dichiaratosi di Forza Italia.
Dal che se ne deduce che, se finora – almeno in questi ultimi anni – è stato difficile organizzare liste azzurre, con la scomparsa di Berlusconi, da oggi diventa forse addirittura impossibile. E questo benché all’orizzonte si profilino elezioni europee (l’anno prossimo) che avvengono – come si sa – col sistema proporzionale e, dunque, con la specificità e riconoscibilità massima della lista di partito.
E si tratta di elezioni, quelle europee, per le quali, non sembrano al momento esserci candidati locali di un certo spessore disponibili, se non proprio capaci, a mettersi alla stanga per Forza Italia o di quello che ne resta.
Certo, c’è il deputato uscente Fulvio Martusciello, ma chi l’ha visto in questi anni? E poi è di Napoli. E ci sarebbe Aldo Patriciello, ma è molisano. E fa il paio con Martusciello. E c’è Valentino Grant, ma è della Lega, partito che almeno al nord ha iniziato la campagna acquisti, arando appunto nel terreno di Forza Italia rimasto senza padrone. Mentre a sinistra è tutt’altro discorso: c’è la teanese, dunque casertanissima, Pina Picierno e ci sarà, dicono, il sindaco della città capoluogo, Carlo Marino, che starebbe già da mesi scaldando i motori…
Di Forza Italia a trazione veramente casertana, da assumere magari a figura di portabandiera, di aggregatore, dunque, nulla. Sicché si ha voglia, pertanto, a dire che il partito a Caserta (come altrove) è vivo e vitale, che il centrodestra non può fare a meno di Forza Italia, che sarebbe un errore disperdere quell’elettorato (ed in effetti lo è), ma si capisce che già chi le pronuncia queste parole non ci crede. Figurarsi noi poveri elettori. Così come si capisce che le grandi o piccole manovre di riposizionamento sono cominciate, magari a cadavere del Cavaliere ancora caldo. È la politica.
Allora, salti chi può… Ma, occhio, nel bailamme che da qui a qualche mese, su questo fronte, si farà, a rischiare non è soltanto Forza Italia.