Pietro Pettrone a 360 gradi. L’intervista di Gabriella Montanaro al coordinatore provinciale UIL

Caserta (di Gabriella Montanaro). Con il coordinatore del Sindacato UIL Caserta Pietro Pettrone ci soffermiamo sulle iniziative sindacali per il 2023 e sulle tante problematiche ancora irrisolte che attanagliano il territorio casertano: dalla Sanità al Policlinico, dalle scuole al PNRR, fino all’Autonomia Differenziata.

Quali iniziative intende porre in essere il Sindacato di Caserta UIL ad inizio anno 2023?

È da tempo che, attraverso le tante iniziative attuate, le Organizzazioni sindacali e la UIL Caserta in particolare, hanno chiesto di porre al centro dell’Agenda di Governo, quella che è stata definita la “vertenza Caserta”.

La “vertenza” riguarda innanzitutto la crisi dell’apparato produttivo a partire dal settore metalmeccanico – Jabil, Softlab, Whirlpool – ma interessa anche tutti gli altri settori e comparti industriali. Se il Governo non risponde adeguatamente alle richieste fatte più volte, non è possibile fermare la desertificazione dell’apparato industriale della provincia, che può essere ancora salvato. Naturalmente dal settore produttivo si arriva ad altri comparti da cui dipendono le possibilità di rilancio di un territorio che offre tante possibilità. Pensiamo ad esempio al settore Turismo e Beni culturali, due settori che sono strettamente collegati. Con un’area costiera così vasta e con tutti i Beni Culturali e Architettonici di cui è piena Terra di Lavoro, insieme collegata ai percorsi enogastronomici, costruire uno sviluppo economico guardando a questo settore è necessario. Con la Reggia di Caserta come baricentro è indispensabile sviluppare un programma turistico che colleghi tutti i beni architettonici, partendo dallo sviluppo dei trasporti, attualmente molto carenti e, in alcune zone, quasi inesistenti.

Come pensa possa risolversi l’annosa questione della Sanità in Provincia di Caserta?

Per quanto riguarda il benessere della collettività, anche la Sanità in provincia è collegata al settore delle infrastrutture. Infatti è da oltre un decennio che attendiamo il completamento del Policlinico che, tra l’altro, con i suoi 500 posti letto previsti ad opera completata, blocca tutte le altre strutture sanitarie, con grande danno per la salute dei cittadini.

Ma a latere del problema infrastrutture, voglio citare un caso emblematico e, a dir poco, inspiegabile: la questione dei precari dell’Azienda Ospedaliera di Caserta che sta per ripetersi all’Asl di Caserta. Operatori socio sanitari assunti per fronteggiare l’emergenza Covid19, in servizio con tutti i rischi per la loro salute in quei periodi di crisi ma, per i quali, una volta finita tale emergenza, nonostante la perdurante carenza di personale, non è stata prevista alcuna procedura di stabilizzazione.

In conclusione la Sanità per i cittadini della Provincia non è assolutamente garantita: vedi i “viaggi della Speranza” in strutture del centro-nord, che continuano senza sosta, malgrado l’impegno totale dei medici e di tutti gli operatori sanitari casertani.

Altro punto basilare per la Società civile è la Scuola. Quali iniziative possono svilupparsi con il PNRR in fase di elaborazione?

Come non pensare alle strutture scolastiche frequentate dai cittadini del futuro, largamente carenti dal punto di vista strutturale in un contesto sociale in cui i giovani sono spinti ad abbandonare le loro famiglie e il territorio di origine.

Da questo quadro risultano basilare gli interventi previsti nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e del Piano Nazionale per gli investimenti complementari, di cui i Sindacati hanno firmato il Protocollo con la Presidenza del Consiglio dei Ministri, che prevede Tavoli Territoriali a tutti i livelli, con particolare attenzione, tra l’altro, all’occupazione giovanile, al Sud e alla coesione territoriale, alle politiche necessarie ad assicurare processi di riconversione con particolare riferimento alle politiche industriali e agli aspetti che hanno ricaduta sul lavoro.

Il Sindacato è d’accordo sulla proposta presentata dell’Autonomia Differenziata?

Per quanto riguarda l’Autonomia differenziata, il Sindacato è decisamente contrario perché con questo provvedimento si amplificano le diseguaglianze già evidenti in settori basilari come la Sanità e la Scuola. Questo provvedimento penalizza ancora una volta i cittadini del Sud, amplificando le diseguaglianze tra il Mezzogiorno e le altre Regioni del Nord. Esempio più classico di Autonomia differenziata è quella già in atto nel settore sanitario, che rappresenta la grossa fetta dei bilanci regionali. Cosa ha prodotto? Una competizione caotica, notevoli divari, burocrazia, dissesti e commissariamenti. Forse si dovrebbe partire dall’analisi di quel modello, evidenziandone virtù e vizi, prima di attribuire nuove forme di autonomia. È determinante definire i livelli essenziali delle prestazioni – LEP – che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale, così come previsto dalla Costituzione Italiana.

Gestione cookie