Lavoro

Dramma Jabil, no dei Sindacati al piano di ricollocamento: “Irricevibile senza garanzie istituzionali”

Sonia Oliviero, CGIL Caserta: "Un progetto che per ora non ha neanche uno stabilimento, e che i lavoratori Jabil hanno bocciato per evitare di ritrovarsi nella situazione dei tanti colleghi ricollocati in Softlab e Orefice, due casi di reindustrializzazioni fallite".

Caserta. È “irricevibile” il piano presentato da Jabil che, a detta dell’azienda, dovrebbe garantire un futuro lavorativo ai 190 dipendenti del sito di Marcianise che saranno licenziati dopo il 31 gennaio, quando scadranno gli ammortizzatori sociali concessi dal Governo. Lo dicono i sindacalisti che hanno preso parte alla manifestazione tenuta dai lavoratori dello stabilimento casertano, nonostante la pioggia battente, davanti alla Prefettura di Caserta, per chiedere ancora una volta che le “istituzioni, Ministeri del Lavoro e Sviluppo Economico in primis, si facciano carico realmente della vertenza“.

La convocazione al MISE è arrivata per il 24 gennaio, ma è stato bocciato il piano di reindustrializzazione mostrato ieri, con apposite slide, durante l’incontro tenuto dai sindacati con l’azienda e la Regione Campania, che prevede che i dipendenti, una volta licenziati da Jabil, dovrebbero poi essere riassunti – a spese della stessa Jabil come avvenuto in passato con il ricollocamento in altre aziende come Softlab e Orefice – in una nuova società creata dalla TME di Portico di Caserta e da Invitalia.

Un progetto che per ora non ha neanche uno stabilimento, e che i lavoratori Jabil hanno bocciato per evitare di ritrovarsi nella situazione dei tanti colleghi ricollocati in Softlab e Orefice, due casi di reindustrializzazioni fallite” dice Sonia Oliviero, segretaria generale di CGIL Caserta.

Per il segretario generale di Cisl Caserta Giovanni Letizia, “Regione e Governo, devono monitorare costantemente che siano effettivamente mantenuti gli impegni sulla reindustrializzazione presi dalle aziende che ricollocano i lavoratori ex Jabil. Ciò non sta avvenendo, e se ciò non avviene la tensione sociale è destinata ad esplodere”.

Pietro Pettrone, coordinatore di Uil Caserta, teme che “queste vertenze, come avvenuto ieri per Softlab, siano un rischio anche per la sicurezza pubblica, vista l’esasperazione dei lavoratori“.

Qualche giorno fa Sonia Oliviero, dopo essere stata rieletta alla guida della CGIL Caserta, parlò all’Ansa di “vertenza Caserta“, per segnalare il “salto indietro” fatto da Terra di Lavoro, indicato fino a qualche anno fa come modello virtuoso di sinergia interistituzionale in chiave anti-camorra, e ora divenuto luogo di vertenze continue, come è appunto quella della Jabil, che si trascina da anni, e che coinvolge un intero territorio, visto che dal 2018 gli oltre 250 lavoratori fuoriusciti da Jabil sono stati riassunti in aziende che sono mai decollate dal punto di vista produttivo, circostanza che ha dunque prodotto altre vertenze: ne sono esempi Orefice, azienda sarda che ha assunto 23 ex Jabil – pagata 80mila euro dalla multinazionale Usa per ogni lavoratore ricollocato – ma poi li ha licenziati. E alla Softlab, che ha sedi a Caserta e Maddaloni e dove lavorano quasi tutti ex Jabil (circa 250).

Attualmente molti dipendenti Softlab attendono tre stipendi, e ieri sono scesi in strada bloccando un’importante e trafficata arteria tra Caserta e le aree industriali in periferia. Il conducente di un furgone che doveva andare a lavorare ha forzato il blocco investendo due lavoratrici e un lavoratore, tutti portati in ospedale; una delle dipendenti ha riportato una microfrattura al bacino.

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