Ecco chi ha diritto al congedo di paternità, come fare domanda e le novità introdotte per l’anno che sta per cominciare: cosa devi sapere
Il congedo di paternità, anche detto congedo parentale, è un permesso retribuito cui hanno diritto i lavoratori dipendenti, concesso al momento della nascita, dell’adozione o dell’affidamento di un bambino. Utilizzandolo è possibile astenersi dal lavoro, pur continuando a percepire la porzione di stipendio spettante per quella giornata. Nello specifico, si tratta di un periodo di astensione obbligatoria di circa 10 giorni, fruibili nell’arco temporale che va dai due mesi che precedono la nascita ai cinque mesi successivi.
La legge riconosce poi anche un giorno facoltativo in più di congedo, di cui il papà può godere sostituendosi alla madre. È uno strumento fondamentale che ha come obiettivo principale quello di colmare il “gender gap” sui luoghi di lavoro, equiparando madri e padri sul piano dei costi dei datori di lavoro. Ecco le novità per il 2025 che devi assolutamente conoscere.
Soltanto nel 2012, con la legge n.92, questa misura ha preso piede in Italia, subendo innumerevoli modifiche annuali e restando, tuttavia, meno generosa rispetto agli altri paesi europei. Scopri i cambiamenti previsti per il prossimo anno.
Congedo di paternità: ecco come cambiano le regole per il 2025
Naturalmente, la misura è stata introdotta al fine di adeguare la normativa nazionale a quella europea, recependo, nello specifico, la direttiva UE 2019/1158, che aveva come obiettivo l’equilibrio tra attività professionale e vita familiare per i genitori e i prestatori di assistenza. La misura è entrata in vigore soltanto il 13 agosto 2022 e ogni anno viene aggiornata con modifiche strutturali.
I giorni di congedo parentale per i padri sono retribuiti al 100%: al lavoratore dipendente spetta un’indennità giornaliera di importo pari alla porzione di retribuzione normalmente percepita per quel giorno di lavoro. Ma come si richiede il congedo di paternità? E a quali lavoratori spetta concretamente? Andiamo più nel dettaglio.
Si specifica che i 10 giorni previsti dalla normativa diventano 20 in caso di parto plurimo. Vengono computate e indennizzate le sole giornate lavorative e, inoltre, la retribuzione si ottiene sulla base dell’ultimo periodo di paga precedente l’inizio del congedo, da parametrare sulla base di un limite annuale e calcolato guardando l’indice dei prezzi al consumo.
Per richiederlo è necessario presentare apposita domanda, in forma scritta presso il datore di lavoro, specificando le date di assenza, (se l’indennità è pagata da quest’ultimo), o mediante domanda online se il pagamento è effettuato dall’INPS. La misura spetta a tutti i dipendenti pubblici, ai lavoratori domestici e ai lavoratori agricoli a tempo determinato.