“Quanto sta accadendo alle cooperative sociali di Caserta (comune capofila in ambito C1 che, oltre al capoluogo, comprende anche Casagiove, Castel Morrone e San Nicola la Strada) rappresenta l’emblema del fallimento di un’intera amministrazione sul fronte dell’assistenza alle fasce deboli” – A dirlo è Danilo Giaquinto, coordinatore del movimento “Speranza per Caserta”.
“Saldate tutte le attività del 2021, il sistema sembra essersi bloccato. Difatti, da gennaio 2022, si sono fermate le determine di affidamento da parte del Comune del sindaco Carlo Marino; e lo stesso dicasi per i pagamenti relativi a fatture per prestazioni passate. In particolare, sono soprattutto le case famiglia, investite di un’importantissima finalità sociale, a risentirne maggiormente. E non solo dal punto di vista della difficoltà organizzativa nell’espletamento delle funzioni. Molti direttori e responsabili di struttura, non potendo più avvalersi di un riferimento, conseguentemente alle dimissioni presentate ad aprile dal coordinatore intercomunale in ambito sociale, Carmine De Blasio, nel tentativo estremo di fronteggiare le criticità del momento ed auspicando tempi migliori, stanno provvedendo al finanziamento delle strutture e della attività attraverso risorse personali”.
“In questa situazione di stallo ed incertezza, per quelli che saranno i prossimi interventi del Comune per una ripartenza che non può tardare ancora molto, appare francamente incomprensibile la posizione di Luigi Bosco (assessore alle Politiche sociali ed alla promozione turistica del Comune di Caserta) che, oltre all’ignavia dimostrata per questa situazione già in essere da diversi mesi, non si preoccupa nemmeno di “tranquillizzare” i dirigenti e i lavoratori delle cooperative che, loro malgrado, si trovano a fluttuare fra congetture personali sul futuro e noncuranza da parte degli organi preposti all’erogazione dei fondi”.
“Una posizione soluzione potrebbe essere l’affidamento della gestione dei servizi sociali all’Azienda speciale, proposta passata in consiglio comunale ma di cui, da qualche tempo, si sono perse le tracce. E che peraltro non vede coinvolti nella sua ideazione quelli che, più di tutti, conoscono il settore perché ci lavorano notte e giorno: ovvero gli operatori sociali. Perché questo silenzio? Qualcuno potrebbe chiarire tempi di realizzazione e modalità di esecuzione”.
“È davvero ingiusto che a Caserta gli operatori del settore, impegnati in attività a favore delle fasce deboli, si trovino nella condizione di dover combattere contro le barriere burocratiche erette dall’incompetenza di chi dovrebbe facilitare, e non complicare, la vita di chi si trova in una condizione di difficoltà”.