Rilanciare l’area archeologica dell’antica Cales, pronta interrogazione del M5S

Roma. I ministri della Cultura e del Turismo intervengano per la bonifica ambientale e la messa in sicurezza del patrimonio archeologico dell’antica Cales e per la tutela, il recupero e il rilancio turistico e culturale dell’area archeologica. Lo chiedono i deputati M5S in un’interrogazione a prima firma Agostino Santillo.

“L’antica Cales, ritenuta da più fonti come la principale città del popolo degli Ausoni, era sita lungo la via Latina, non molto distante dall’Appennino sannita e a pochi chilometri dall’antica Casilinume dalla città di Teanum Sidicinum (capitale dei Sidicini), nel territorio dell’attuale comune di Calvi Risorta, in provincia di Caserta.

Il prestigio dell’antica Cales, come riportano molteplici fonti storiche, è testimoniato anche dalle informazioni riportate dal sito ‘storico.beniculturali.it’ del Ministero della cultura (MiC), che ricorda come la città antica si conservi a tutt’oggi nella sua estensione, sebbene tagliata dal tracciato dell’autostrada del Sole, per i cui lavori di ampliamento furono eseguite indagini che testimoniarono la presenza dell’abitato nella fase protostorica, arcaica e preromana.

Dell’antica città rimangono evidenze storiche come la cinta muraria con sei porte, con alcuni tratti risalenti al V secolo a.C., il Ponte delle Monache, scavato nel banco tufaceo per consentire il passaggio della strada che si dirigeva verso l’ager Falernus, ma soprattutto l’Anfiteatro, costruito in parte con la tecnica dello scavo del terreno tufaceo e in parte a terrapieno artificiale, che presenta analogie con l’anfiteatro di Pompei, databile al I secolo a.C. con successive fasi di età imperiale.

Di notevole evidenza è il complesso delle Terme centrali, riferibile agli inizi del I secolo a.C., che conserva quasi integralmente parte degli ambienti, alcuni di essi con decorazioni originali, oltre alle Terme settentrionali, risalenti al I-II secolo d.C., i cui resti sono visibili. Nell’area archeologica sono presenti i ruderi del Castellum aquae e di un edificio templare su podio di età imperiale, oltre al teatro di antichissima datazione, il cui primo impianto sembra risalire al II secolo a.C.”.

Proseguono i deputati M5S: “Nel corso dei decenni, come documentato da numerose inchieste giornalistiche (si veda, ad esempio Cales, urbis egregia tra ‘monnezza’ e saccheggio della camorra, su www.ilfattoquotidiano.it, del 19 marzo 2013) il sito archeologico dell’antica Cales è stato vittima di un grave saccheggio ed è attualmente teatro di una vera e propria discarica a cielo aperto, con conseguenti criticità anche di ordine ambientale; l’area è stata teatro di numerosi scavi clandestini ad opera di cosiddetti ‘tombaroli’, come dimostrano le operazioni di polizia che hanno portato a diversi arresti nel corso degli anni, di vere e proprie bande criminali.

Tra le operazioni di polizia, si ricorda quella del 2015 condotta dal nucleo Carabinieri tutela patrimonio culturale di Napoli e della compagnia Carabinieri di Capua, in collaborazione con i comandi provinciali dei Carabinieri di Caserta, Napoli, Frosinone e Latina e con il VII elinucleo Carabinieri di Pontecagnano, nell’ambito dell’indagine denominata ‘Dedalo’, coordinata dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere e avviata nel 2011, che portò all’arresto di 19 persone.

Il caso dell’area archeologica è stato anche oggetto di un recente libro dal titolo Cales, il grande oltraggio, del giornalista Silver Mele, che ricostruisce le vicende annose che nei secoli hanno, riguardato l’antica Cales. Nonostante lo stato di abbandono che persiste da decenni, l’area archeologica dell’antica Cales conserva ancora dei reperti storici di altissimo valore. L’adeguata valorizzazione dell’area rappresenterebbe innanzitutto un obbligo etico e morale da parte delle istituzioni, nonché un’occasione di rilancio turistico e culturale per il territorio di Calvi Risorta e dei comuni limitrofi”.

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