Firmiamo per riprenderci la Cassa

Mondragone. In attesa delle iniziative che il sindaco Lavanga e il presidente del Consiglio comunale Corvino vorranno intraprendere per coinvolgere la città di Mondragone e l’intero Consiglio comunale, continua la raccolta di firme sulle due proposte di legge di iniziativa popolare promosse dalla Campagna “Riprendiamoci il Comune”.

Molti dei cittadini che hanno già firmato ci hanno chiesto in queste settimane di ritornare in particolare sulla proposta che riguarda la Cassa depositi e prestiti. In Italia 21 milioni di persone affidano i loro risparmi alle Poste. Questi soldi, gestiti e tutelati da Cassa Depositi e Prestiti (CDP), sono serviti per oltre 150 anni a facilitare gli investimenti dei Comuni in opere pubbliche e servizi. Ma qualcosa è cambiato negli ultimi venti anni: Cassa Depositi e Prestiti è diventata una società per azioni e da allora agisce in funzione dei profitti e non dell’interesse generale.

Una trasformazione epocale per un ente pubblico. Cassa Depositi e Prestiti è diventata un soggetto finanziario a tutto campo che agisce sull’economia nazionale e internazionale a 360 gradi. Orientando i propri investimenti unicamente all’obiettivo del profitto. Quello che per oltre 140 anni era stato un ente di diritto pubblico al servizio delle comunità è oggi una holding che controlla diverse società. Tra queste, ci sono Cdp Equity, che investe sul mercato privato italiano (agendo sia come azionista di minoranza in società quotate e non quotate, sia attraverso Società di gestione del risparmio partecipate e/o gestite da terzi). C’è Cdp Reti, che detiene investimenti in Snam (31,35%), Italgas (26,01%) e Terna (29,85%). Con l’obiettivo di sostenere lo sviluppo di infrastrutture di trasporto, rigassificazione, stoccaggio e distribuzione del gas naturale e dell’energia elettrica. E poi ci sono ancora altre ramificazioni di Cdp (Simest, Fintecna, Cdp Immobiliare, Cdp Real asset Sgr). Che investono nell’abitare, nella valorizzazione del patrimonio pubblico, nel turismo e quant’altro. In tutto questo è cambiato il rapporto con gli enti territoriali. I soggetti per cui era nata Cdp ora possono chiedere un finanziamento alla Cassa ma a tassi di mercato come quelli di una qualsiasi banca. Con il risultato che i comuni sono spesso indebitati e si affidano a Cdp, che a sua volta si propone come partner per svendere il patrimonio pubblico. E per privatizzare i servizi locali attraverso la costituzione di multiutilty da collocare in Borsa. Così facendo l’ente territoriale ha qualche speranza di poter ripianare i debiti.

È chiaro come in un contesto così perverso, il Comune si trovi con minori possibilità di investire nel welfare territoriale e nei beni comuni. Mentre dall’altra parte Cdp raccoglie 280 miliardi di euro, ai quali si aggiunge la raccolta obbligazionaria effettuata sui mercati per un totale di 517,1 miliardi. Una cifra enorme che potrebbe essere utilizzata, come proponiamo attraverso le due proposte di legge d’iniziativa popolare, per la costruzione di un altro modello sociale, ecologico e relazionale. A partire proprio dai Comuni e dalle comunità territoriali.

Con i risparmi che le persone affidano a Cassa Depositi e Prestiti, attraverso le Poste, si potrebbero fare molte cose per uscire tutte e tutti insieme dalla crisi sociale ed ecologica. Spesso sentiamo dire che le risorse non ci sono. Non è vero: ci sono e sono tante! Il problema è che sono tutte indirizzate a servire gli interessi dei pochi e non quelli di tutte e tutti. MA CAMBIARE SI PUÒ!

Le due leggi d’iniziativa popolare che proponiamo cambiano la finanza dei Comuni e modificano il ruolo di Cassa Depositi e Prestiti, indirizzando il risparmio verso l’interesse generale delle comunità territoriali. Per questo, l’AMBC invita tutte le cittadine e tutti cittadini a firmare le due leggi d’iniziativa popolare che cambiano la finanza dei Comuni e l’utilizzo dei risparmi da parte di Cassa Depositi e Prestiti.

E ancora una volta sollecitiamo l’adesione di cittadini singoli o associati, dei partiti, dei movimenti e dei gruppi organizzati, degli amministratori e dei dipendenti comunali, dei professionisti e di tutti coloro che oltre ad agire (e a pretendere) il buon governo locale e la corretta amministrazione (e fanno bene a spendersi politicamente per contrastare, opporsi e proporre alternative) avvertono l’urgenza di cambiare il sistema delle autonomie locali, che è cosa ben diversa rispetto all’autonomia differenziata proposta dalla destra e di cui si parla oggi, che -qualora attuata- spaccherebbe definitivamente il Paese a tutto danno del nostro Sud già oggi deprivato e penalizzato. www.riprendiamociilcomune.it.

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