Palazzo Castropignano come un bagno turco, Napoletano (FdI): “Condizionatori solo in stanza Sindaco, poveri dipendenti”

Caserta. In base all’articolo 2087 del codice civile il datore di lavoro è obbligato a tutelare la salute e l’integrità fisica e morale del lavoratore, per fare ciò deve adottare nell’esercizio dell’impresa tutte le misure che sono necessarie, in base alla tipologia di lavoro e sulla base dell’esperienza e della tecnica.

Questo almeno sulla carta. Ovunque, in Italia, ci si muove all’unisono – imprenditori, datori di lavori, dipendenti, sindacati, Inps, ecc – per combattere l’ondata di caldo. Ad eccezione del Comune di Caserta.

Ad oggi gli unici impianti di climatizzazione funzionanti presso gli uffici comunali sono quelli nell’ufficio del Sindaco, nell’ufficio del Segretario Comunale e nella sala CED che, per ovvi motivi, onde evitare incendi e spegnimenti improvvisi, deve mantenere una temperatura idonea per evitare il surriscaldamento delle apparecchiature.

Non risulta che In nessun altro ufficio, della sede centrale o delle sedi distaccate, funzioni alcun condizionatore. Ci si arrangia con ventilatori (che smuovono aria calda, ovviamente) o aprendo le finestre (ottenendo il medesimo effetto …. solo aria calda). Un fastidiosissimo effetto sauna che impedisce di lavorare in maniera serena e che comporta il disagio di ospitare l’utenza in uffici bollenti, con personale di front-office in condizioni fisiche indecenti (spossati e sudati). Spiace dover prendere atto della completa assenza dei sindacati e spiace che i dipendenti dimentichino, con i loro rappresentanti sindacali, anche l’istituto dello smart Working (altra merce rara, presso il comune di Caserta ove, dalla pandemia in poi, si è sempre individuata una strada “casertana” per le procedure.

Solidarietà agli impiegati costretti a lavorare in condizioni disumane!”. Avvocato Pasquale Napoletano Consigliere Comunale Fratelli d’Italia.


Nella foto. il consigliere Napoletano durante un recente Consiglio Comunale visibilmente madido di sudore.

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