Capodrise. Esprimiamo solidarietà e vicinanza umana al sindaco Vincenzo Negro e all’assessora Luisa D’Angelo in merito all’ennesimo volantino anonimo di stampo diffamatorio fatto circolare in questi giorni in città; confidiamo nel lavoro degli inquirenti e speriamo che si arrivi presto all’individuazione del o dei responsabili di un gesto di una viltà inaudita.
Con la stessa determinazione, però, stigmatizziamo il tentativo puerile di Negro di accostare le illazioni di carattere prevalentemente personale contenute in questo e nei volantini precedenti alla crisi amministrativa. Se il sindaco ritiene di possedere elementi concreti che configurino una regia politica dietro alla campagna diffamatoria di cui è destinatario insieme a D’Angelo, la smetta di fare la vittima sui social network e corra dalle forze di polizia a riferire ciò che sa.
La crisi amministrativa che sta paralizzando Capodrise è frutto della manifesta incapacità del sindaco a svolgere il ruolo che le elettrici e gli elettori gli hanno attribuito. La conferma è arrivata, a più riprese, non dall’opposizione, bensì dai consiglieri comunali che si sono candidati nella sua lista e che oggi denunciano l’arroganza di Negro, che non sa cosa significhi l’ascolto e la condivisione.
Nulla di nuovo, per quanto ci riguarda. Nel rispetto dei ruoli, gli abbiamo sempre teso la mano; abbiamo cercato di metterlo in guardia da azioni, atti e procedure che confliggevano con la legge; gli abbiamo segnalato disservizi, disagi e lamentele, proponendogli, ogni volta, soluzioni per risolverli. Ma il sindaco alla dialettica democratica ha preferito l’offesa personale, la demonizzazione dell’avversario e finanche la rissa.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti; in meno di due anni Negro e il suo “cerchio tragico” hanno collezionato un disastro dopo l’altro. Un’escalation di fallimenti che non ha precedenti nella storia di Capodrise. Alcuni esempi:
Oggi, il sindaco amministra, si fa per dire, con un esecutivo dimezzato, senza una maggioranza in Consiglio comunale e avendo perso ogni connessione con la volontà popolare e con le forze politiche che hanno determinato la sua elezione; e, quando manca la politica, amministrare diventa solo un esercizio di gestione dannoso per la comunità. Questi signori sono un danno per la città!
Un tempo a Capodrise vigeva il primato della morale e del bene comune; vivevamo in una comunità in cui le legittime ambizioni personali erano comunque subordinate alle necessità di un popolo. Tutto questo è stato spazzato via dall’attaccamento alle poltrone, dal delirio di onnipotenza e dalla sete di potere. È ora che Capodrise ritorni alla politica, prima che sia troppo tardi.
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