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Politica

“Alfonso Golia, il Sindaco travicello”

Aversa. «Il sindaco Alfonso Golia ha sostituito il suo lacero zainetto rosso, gonfio di promesse tutte vergognosamente calpestate, con una sedia rigorosamente rossa sulla quale, come ci fa sapere con le sue quotidiane comunicazioni social, vuole sedersi per iniziare nelle piazze la sua “campagna di ascolto” degli aversani. Non ci resta che sorridere con incredulità, ma anche profonda amarezza.

Però, da bravi credenti, lanciamo un misericordioso appello a qualche “caritatevole” amico di Golia di stargli vicino e di amorevolmente assisterlo. Uno con un ego meno ipertrofico del suo e che non viva il terrore di fare ritorno dietro il banco di una farmacia, dovrebbe avere tantissimi buoni motivi per riflettere sugli imperdonabili errori commessi, sugli indegni tradimenti politici verso i suoi elettori, sulla confusione politica e civica di cui si è reso esecutore e protagonista, piuttosto che andare in giro a vantarsi, promettere e giurare, gridando con o senza megafono. E perdipiù seduto su una sedia che, però, è bene che sia rossa perché così ricorderà il colore della vergogna che da tempo dovrebbe segnare il viso del sindaco-poltrona.

Possibile che questo sindaco travicello, a corto di “stupidità” politiche, avendole tutte messe in campo, faccia finta di non avvertire le indignate proteste di una intera città che sprofonda nel degrado? Davvero Golia non percepisce la generale disistima politica di una popolazione che non gli riconosce carisma, autorevolezza, capacità e rappresentatività?

Ma veramente Golia ha bisogno di una sedia “rigorosamente rossa” per ascoltare i cittadini perché non è in grado, per sordità politica, di percepire le urla dei commercianti del mercato ortofrutticolo, le proteste dei titolari dei dehors, le disperate lamentele dei residenti nelle vie della movida, il disgustato malcontento di una intera città che sopporta enormi disagi quotidiani ed assiste a una amministrazione condotta all’insegna del do ut des?

Ma questo sindaco a sua insaputa, sospeso tra banalità, frasi fatte, luoghi comuni, noia social e incompetenza, non si rende conto che liberarsi di lui, che, recordman della bugia, è stato già inserito negli annali della vergogna politica cittadina, è diventata ormai una esigenza di igiene politica e civica?

Tutta la città è ormai insofferente verso questo sindaco, esploratore del vuoto assoluto, che continua ad annaspare nello stagno della sua consunta retorica, convinto che la politica sia comunicati autocelebrativi, selfi, sorrisi prestampati, autointerviste, veline ai giornali e, soprattutto, la disponibilità ad apparecchiare “il piatto” per mantenere invita la sua rabberciata maggioranza e la sua amata poltrona. Una poltrona nella quale Golia si è letteralmente incorporato, tant’è che viene visto come un politico plantigrado a quattro gambe : due per sostenersi e altre due per abbassarsi comodamente fino a terra alle continue richieste politicamente “ricattatorie” quando in consiglio comunale si prevede una votazione decisiva.

Golia, insomma, espiratore del vuoto assoluto, vive ed è visto dalla città più come consunto personaggio social che come politico. L’unica “dote” che gli si riconosce è quella di essere sempre pronto ad obbedir tacendo alle richieste della ben nota “legione straniera”, davanti alla quale sistematicamente si inginocchia per mantenersi in vita come uomo-poltrona e per farsi sostenere da una maggioranza pronta all’uso.

E allora, egregio Sindaco ancora per pochissimo tempo, le rivolgiamo una richiesta, visto che ha intrapreso una “campagna d’ascolto”: ogni giovedì, alle ore 19, un gruppo di cittadini seduto su sedie bianche l’aspetterà in Piazza Municipio per ascoltarla e per rappresentarle, confidando che lei venga, si sieda sulla sua seggiola rossa e ascolti, tutto quanto c’è da dire sul suo percorso da sindaco e su quello della sua amministrazione multicolore. Sindaco, l’attendiamo con impazienza. E, per piacere, non dimentichi di portare, oltre alla sua seggiola rigorosamente rossa, anche li suo zainetto rosso, sperando che non l’abbia, per vergogna, mandato al macero». – Pino Cannavale Fratelli d’Italia.

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