Mondragone. Da tempo Paolo Palmieri e gli abitanti di via G. Galilei denunciano la condizione di particolare degrado in cui versa quella strada a causa soprattutto della presenza di rifiuti ingombranti e materiali edili accatastati in baracche di lamiere arrugginite, tirate su in uno spazio privato ubicato a pochissimi metri da una scuola pubblica. Spazio privato da anni in un totale stato d’abbandono, con gravi pericoli per la salute dei cittadini. E nonostante il coinvolgimento degli uffici competenti del Comune e della ASL (non senza qualche rimpallo da un ufficio all’altro) e addirittura del Difensore civico regionale, ad oggi i problemi igienico-sanitario e di decoro permangono in tutta la loro gravità. Paolo Palmieri e gli abitanti di via G. Galilei cercano di scongiurare il ricorso a denunce per omissioni e per procurato danno, ma per ora l’inerzia di chi ha l’obbligo d’intervenire rema contro di loro.
Quella di via Galilei è però solo una delle tante situazioni di degrado che si registrano in città, molte delle quali determinate dalla presenza di immobili privati (con o senza manufatti) abbandonati per anni e lasciati all’incuria e al degrado (non mancano, purtroppo, anche situazioni di degrado dovute a spazi pubblici non curati).
E pensare che il 2 giugno 2017, oltre 6 anni fa, nel presentare ufficialmente nella “sede elettorale” di viale Regina Margherita la Lista Mondragone Bene Comune, alla presenza – tra gli altri – dell’allora candidato sindaco della coalizione che la lista appoggiava, illustrammo e consegnammo (insieme al regolamento per l’Amministrazione Condivisa, alla Carta della Solidarietà per un patto con le Parrocchie in tema di welfare e un Protocollo d’intesa da sottoscrivere con l’associazionismo locale per la cultura, lo sport e i servizi sociali) anche una puntuale proposta, scritta sotto forma di deliberazione con regolamento allegato, per rendere gli spazi privati abbandonati beni comuni: https://www.81034.it/mbc-presenta-pacifico-le-prime-delibere-approvare/ (nell’archivio dell’ottimo www.81034.it è possibile recuperare un po’ delle nostre sollecitazioni fatte).
Una proposta che nasceva sulla scia del lavoro dell’Osservatorio sui beni comuni messo in piedi dall’ex sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, che stavamo seguendo con interesse. Una proposta che ribalta il classico concetto di proprietà sancito nell’articolo 42 della Costituzione: si mantiene il presupposto che una proprietà privata è giuridicamente tutelata, ma tale tutela permane solo se quella proprietà ha finalità sociali, quindi, se uno ” spazio privato ” si trova in stato di degrado e abbandono, pur avendo un legittimo proprietario, la sua proprietà potrebbe tornare all’amministrazione locale. La nostra proposta, mutuando l’esperienza di successo di De Magistris, prevedeva che il sindaco dopo aver accertato lo stato di perpetuato abbandono invita il proprietario con un atto notificato a ricostituire una funzione sociale sul bene, dopodiché quest’ultimo ha 150 giorni per rispondere, altrimenti si procede con la diffida a presentare le proprie deduzioni entro 60 giorni. In caso di riscontro negativo l’amministrazione comunale procederà all’acquisizione del bene decidendone la destinazione d’uso e senza dover erogare un risarcimento al legittimo proprietario se lo stato di abbandono è certo. E l’Associazione Mondragone Bene Comune-AMBC, che subentrò alla lista all’indomani del voto, quando la lista non aveva più motivo d’esistere, fece pervenire attraverso il proprio portavoce Gianni Pagliaro copia delle proposte a tutti i Consiglieri eletti.
Come sottolineò a suo tempo Paolo Maddalena, docente di diritto romano e giudice costituzionale fino al 2011, che seguiva tecnicamente l’esperienza partenopea: “L’ombra lunga della borghesia ha messo in secondo piano la nostra Carta, che tutela i diritti delle persone, per dare forza unicamente alle norme derivanti dallo Statuto albertino, che privilegiano la proprietà. Ma l’articolo 42 ci dice che la proprietà ha tutela giuridica solo se ha finalità sociali”.
Una “rivoluzione”, quella avviata da Luigi De Magistris, che -nonostante immancabili resistenze e contrarietà- ha dato i suoi frutti ed è studiata in mezzo mondo. Il progetto sui beni comuni di Napoli rappresenta senz’altro una delle maggiori novità in tema di gestione degli enti locali, un’esperienza che l’AMBC propose invano oltre 6 anni fa a Mondragone e che oggi ripropone, sperando che nel frattempo siano cambiate sensibilità e approcci.
Vogliamo sperare che il presidente del Consiglio comunale Corvino, come ha già fatto con le due proposte di legge d’iniziativa popolare proposte dall’AMBC all’interno della Campagna “Riprendiamoci il Comune”, coinvolga il Consiglio comunale sul nostro REGOLAMENTO PER L’ACQUISIZIONE AL PATRIMONIO COMUNALE, LA RIQUALIFICAZIONE ED IL RIUSO, ANCHE ATTRAVERSO LA CESSIONE A TERZI, DI BENI IN STATO DI ABBANDONO NEL TERRITORIO COMUNALE, magari insieme al Regolamento per l’Amministrazione Condivisa, alla Carta della Solidarietà per un patto con le Parrocchie in tema di welfare e un Protocollo d’intesa da sottoscrivere con l’associazionismo locale per la cultura, lo sport e i servizi sociali. Semmai evitando accuratamente – come è stato fatto con maestria nella seduta consiliare che ha trattato le 2 proposte di legge di “Riprendiamoci il Comune”- di citare l’AMBC. Tanto noi non vestiamo divise sulle quali appendere medagliette e ben comprendiamo che pronunciare il nome della nostra associazione a qualcuno potrebbe provocare grave afonia.