Mondragone. È dal lontano 1986 che la legislazione italiana ha previsto (e agevolato) l’abbattimento delle barriere architettoniche per corrispondere al fondamentale diritto delle persone con disabilità di fruire in sicurezza degli spazi pubblici. Eppure, nonostante obblighi ben precisi, richiami e contestazioni, strutture, infrastrutture ed edifici comunali continuano ad essere privi degli accorgimenti tecnici necessari a garantire il loro comodo uso anche da parte delle persone diversamente abili.
Il Comune di Mondragone per legge è tenuto ad adottare il PEBA (Piano per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche), contenente l’indicazione di tutte le barriere architettoniche presenti negli spazi di proprietà comunale e le proposte per la loro eliminazione, pena la nomina, da parte della Regione, di un commissario ad acta. Oggi, a distanza di oltre 30 anni, il comune di Mondragone (al pari, purtroppo, di tanti altri comuni) non si è ancora adeguato alla normativa. L’AMBC nel programma scritto nel 2017 per l’allora candidato sindaco Pacifico inserì, su proposta di Paolo Palmieri (che negli anni ha denunciato a più riprese l’inerzia comunale, arrivando anche a coinvolgere il difensore civico regionale), l’adozione del PEBA come uno dei primi interventi da attuare. Purtroppo, com’è noto, per tradimento ricevuto, anche questo punto programmatico è stato miseramente disatteso (al pari di tutti gli altri) da quella fallimentare esperienza amministrativa, che ci espulse proprio per non considerare le nostre proposte, per non avere a che fare con noi.
E il sindaco Lavanga che di Pacifico è stato per 5 anni vicesindaco, è responsabile di gravi e perduranti inadempienze che, oltre a mettere fuori legge il Comune che amministra, privano tante cittadine e cittadini di diritti fondamentali. Lavanga dovrebbe finalmente prendere coscienza che è il Sindaco di tutti e che le persone con disabilità hanno il sacrosanto diritto di usufruire di spazi, strutture, infrastrutture e servizi di cui godono tutti gli altri cittadini. E dovrebbe rispettare la Costituzione che, come sa, stabilisce che “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”.
Domenica prossima, 1° ottobre, si celebra la “Giornata nazionale per l’abbattimento delle barriere architettoniche”, istituita dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri nel 2003. In tale giornata le amministrazioni pubbliche, anche in coordinamento con le associazioni e gli organismi operanti nel settore, assumono, nell’ambito delle rispettive competenze, iniziative volte a informare e sensibilizzare i cittadini sui temi legati all’esistenza delle barriere architettoniche. Le stesse amministrazioni dovrebbero anche sostenere azioni concrete per favorire l’integrazione delle persone in situazione di disabilità, degli anziani e di quanti comunque risultano limitati nella mobilità.
Sindaco Francesco Lavanga, quali iniziative il comune di Mondragone ha in programma per la Giornata del 1° ottobre prossimo? E quali sono i tempi per l’adozione del PEBA?
Il Comune di Pomezia (ed è solo uno degli ultimi casi) è stato condannato per la mancata adozione del PEBA. Secondo l’ordinanza dello scorso 5 gennaio del Tribunale di Roma, se un comune non si dota del Piano di Eliminazione delle Barriere Architettoniche (previsto per legge) mette in atto una condotta discriminatoria.
L’AMBC diffida il comune di Mondragone e il sindaco Francesco Lavanga a procedere con l’adozione del PEBA, rappresentando che ad aprile 2024, perdurando l’inadempienza e l’assenza del PEBA, procederà a inoltrare formale denuncia per mancata adozione del Piano.
L’AMBC valuterà, inoltre, anche la possibilità che, appellandosi alla legge 67 del 2006 (“Misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazioni”) e avvalendosi del supporto dell’Associazione Luca Coscioni, si possa proceda da parte di alcuni cittadini con la richiesta di risarcimento danni per aver discriminato cittadini con disabilità. In ciò ci è di conforto un interessante precedente, la sentenza della Corte di Appello di Ancona (sentenza n.1710 del 14 novembre 2017) che ha condannato il comune di San Paolo di Jesi al pagamento di 15.000,00 euro a titolo di risarcimento danni per aver discriminato una cittadina con disabilità.
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