Mondragone. Il rapporto che il Centro di servizio per il volontariato di Caserta ha presentato di recente fa il punto sugli 871 beni confiscati destinati, a cui si aggiungono 665 immobili ancora in gestione dell’ANBSC, per un totale di 1.536 beni distribuiti sull’intero territorio provinciale.
Mondragone, stando a questo Rapporto, ha 14 beni destinati (avendo terminato il loro iter giudiziario) e 55 in gestione, per un totale di 69 beni. Ma di questi beni si sa molto poco.
Si sa che i Comuni (destinatari nella maggior parte dei casi del bene) amministrano direttamente il bene o, sulla base di apposita convenzione, possono assegnarli in concessione, a titolo gratuito e nel rispetto dei principi di trasparenza, adeguata pubblicità e parità di trattamento a tutta una serie di soggetti senza finalità di lucro individuati dall’art. 48 comma 3 lettera c del Codice antimafia. E sappiamo che il Codice antimafia dà indicazioni precise ai Comuni destinatari di beni confiscati rispetto alle informazioni relative agli immobili da rendere pubbliche attraverso il proprio sito web istituzionale e sulle precise responsabilità in caso di mancato adempimento. L’art. 48 comma 3 lettera C del Codice antimafia (D.lgs. 6 settembre 2011, n. 159 e successive modifiche) prevede infatti che: “Gli enti territoriali provvedono a formare un apposito elenco dei beni confiscati ad essi trasferiti, che viene periodicamente aggiornato con cadenza mensile. L’elenco, reso pubblico nel sito internet istituzionale dell’ente, deve contenere i dati concernenti la consistenza, la destinazione e l’utilizzazione dei beni nonché, in caso di assegnazione a terzi, i dati identificativi del concessionario e gli estremi, l’oggetto e la durata dell’atto di concessione. La mancata pubblicazione comporta responsabilità dirigenziale ai sensi dell’articolo 46 del decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33.”
Ma, come si sottolinea nel Rapporto: “Nonostante le indicazioni chiare da parte del legislatore, nella pratica si continuano a registrare profonde mancanze, in termini di trasparenza e accesso alle informazioni, da parte dei Comuni della Provincia di Caserta. In merito alla specifica categoria dei beni confiscati alla criminalità organizzata, il numero di Comuni che risulta aver reso disponibile sul proprio sito istituzionale l’elenco degli immobili in suo possesso appare addirittura diminuito rispetto alla precedente rilevazione, passando dal 26% al 16,34%, indicando una carente manutenzione dei sistemi informatici di comunicazione con la cittadinanza da parte degli Enti comunali.” E Mondragone è uno di questi Comuni: sul suo sito istituzionale si trova poco o niente a tal proposito (soltanto 5 o 6 atti relativi a lavori presso qualche bene confiscato). Quindi, anche su questo Mondragone è un “Comune fuorilegge”.
Il Rapporto, a proposito delle regole per la gestione dei beni, fa presente che su 104 Comuni della Provincia di Caserta, solo 7 Comuni hanno finora adottato un regolamento specifico relativo ai beni confiscati alle mafie presenti sul proprio territorio (regolamento non obbligatorio ma molto opportuno): Casal di Principe, Castel Volturno, Maddaloni, Santa Maria Capua Vetere, Teano, Trentola Ducenta e Vitulazio. Mondragone, come si vede, non è tra questi Comuni. Ma il Rapporto si sofferma soprattutto sui Regolamenti per l’Amministrazione Condivisa adottati in provincia di Caserta sulla scorta dell’esperienza pionieristica del Comune di Bologna e dell’elaborazione di LABSUS, anche per la gestione di questi beni, annotando che sono 13 i Comuni che si sono dotati di un Regolamento per l’amministrazione condivisa dei beni comuni nella nostra provincia: Aversa, Casal di Principe, Casapulla, Caserta, Grazzanise, Mignano Montelungo, Piana di Monte Verna, Piedimonte Matese, Pietramelara, San Potito Sannitico, San Tammaro, Santa Maria Capua Vetere e Sparanise. Mondragone in questo elenco ovviamente non c’è. E pensare che avevamo proposto e consegnato il Regolamento oltre 6 anni fa, il 2 giugno 2017, in piena campagna elettorale: https://www.81034.it/mbc-presenta-pacifico-le-prime-delibere-approvare/. E l’AMBC ha sollecitato ripetutamente la sua approvazione negli anni a venire, inviando addirittura copia del regolamento al presidente a tutti i Consiglieri comunali: https://www.pupia.tv/2019/12/canali/politica/mondragone-ambc-le-occasioni-perdute-per-ripicca-o-per-incapacita/460705 (questo è solo uno dei tantissimi interventi dell’AMBC sull’Amministrazione Condivisa, un metodo di governo partecipato che scrivemmo in premessa del programma elettorale elaborato per Virgilio Pacifico, da lui firmato per totale condivisione e poi miseramente tradito).
Come già si sottolineava in questo precedente intervento, per ripicca nei nostri confronti, per “non darla vinta” all’Associazione Mondragone Bene Comune, i seguaci del “pifferaio tragico” hanno pervicacemente e stupidamente snobbato in tutti questi anni quello che si appalesa sempre di più per essere un modello virtuoso di governo locale, mutuato con successo da centinaia di Enti locali, che noi per primi in provincia di Caserta avevamo proposto.
Quando la “ripicca si fa partito”, quando il rancore, il risentimento, i sentimenti negativi abitano il cuore di chi è provvisoriamente al governo della città, non si possono che avere (come sta avvenendo da alcuni anni a questa parte) conseguenze frenanti, dannose e disfunzionali, che incidono gravemente sull’azione amministrativa, ma ancor di più sulla coesione della Comunità.
Ma siccome siamo degli inguaribili ottimisti, vogliamo sperare che le infantili ripicche prima o poi lascino spazio alla ragione. Una speranza che vogliamo alimentare segnalando a tutti i Consiglieri comunali (di maggioranza e di opposizione) il recente Manifesto di Labsus e Pares, una piccola guida per orientarsi tra gli strumenti dell’Amministrazione Condivisa e per prendere spunto per implementarla anche da noi: https://www.labsus.org/wp-content/uploads/2023/10/Manifesto-per-lamministrazione-condivisa.pdf.
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