Capodrise. “Ha paura! Solo un uomo che ha paura di perdere, sceglie, in ogni occasione, in ogni incontro pubblico, sui social, nei video, di offendere me, la mia famiglia, la mia lista e i miei sostenitori e persino il mio cane! Mi sto domandando perché abbia questa disperata paura di perdere. Cosa c’è in ballo? Quali grossi interessi ci sono in gioco?”.
Ieri sera (310524), in una gremita piazza Giotto, circondato dal suo popolo, ormai sempre più numeroso, Nicola Cecere ha chiuso il secondo comizio della lista “Capodrise insieme”, intitolato “La città del noi” e dedicato al programma amministrativo. Cecere ha parlato per oltre venti minuti, interrotto solo dagli applausi del pubblico, toccando diversi argomenti e smontando, punto per punto, la narrazione propagandistica dell’avversario.
“Chi sceglie il silenzio – ha esordito il candidato a sindaco – non sempre lo fa perché non ha nulla da dire. A volte il silenzio è una scelta meditata, fatta per non cadere nelle provocazioni e non scendere al livello di avversari, che, non avendo argomenti, fanno le vittime, offendono e inquinano il dibattito pubblico, pensando che i cittadini non siano in grado di riconoscere i falsi moralisti”.
Sulla sfiducia: “Uno dei mezzucci che usano i mistificatori – ha proseguito Cecere – è la teoria del complotto. Secondo i miei avversari, incoraggiato da forze occulte con le quali avrei avuto un patto segreto, avrei organizzato la sfiducia perché puntavo alla candidatura a sindaco. Noi siamo andati a casa perché il sindaco sfiduciato ha tradito il progetto politico che avevamo sposato, perché è stato incapace di guidare una maggioranza, perché non è un leader, ma un bambino capriccioso”.
Sull’area ex Carrefour: “Non ho nulla – ha precisato Cecere – contro gli imprenditori che hanno investito in quella zona. Non c’è una dichiarazione, un comunicato stampa, un post in cui io mi scagli contro chi ha realizzato quel centro commerciale. Tra l’altro, la convenzione con il privato l’ha votata tutta la maggioranza, compreso il sottoscritto e i consiglieri che oggi sono candidati come me. Io dico, invece, una cosa diversa: mentre i vantaggi dei privati sono evidenti a tutti, molto meno evidenti sono le ricadute positive per la comunità. Lo sviluppo del territorio è vero sviluppo se garantisce il miglioramento delle condizioni sociali di una comunità, altrimenti è un’altra cosa, che ha me non piace”.
Sulla presunta ricattabilità: “Se hanno prove concrete o anche solo sospetti – ha argomentato Cecere – vadano pure a denunciarmi, anziché inquinare il dibattito pubblico con dicerie e calunnie. Conoscono la strada, lo hanno già fatto: hanno denunciato Michele Di Paolo, ma mi pare che il Pubblico ministero abbia già chiesto l’archiviazione. Hanno fatto perdere solo tempo a persone che hanno altro da fare. Chi apre i miei armadi ci trova solo vestiti. Negli armadi di qualcun altro ci stanno guardando in tanti ed io mi preoccuperei di quello che potrebbero trovare”.
Sulle accuse, risibili, di sessismo. “Questa storia mi ricorda – ha ironizzato Cecere – il vecchio adagio del bue e dell’asinello L’accusa di sessismo arriva, infatti, da una lista che ha presentato un programma nel quale non c’è uno straccio di niente in favore delle donne e delle politiche di genere. Nulla! nemmeno una riga! Questi non sanno neppure cosa siano le politiche di genere! Però, si permettono di additare gli altri di sessismo e di misoginia. Mi chiedo: sono il candidato dei baci e degli abbracci o il candidato misogino e sessista? Prima di accusare qualcuno, fate pace col cervello!”.
Sulla Capodrise da cartolina descritta dall’ex sindaco sfiduciato: “Ho un solo una grave, gravissimo difetto – ha ammesso Cecere –: sono innamorato di Capodrise. E da cittadino innamorato vorrei vivere in una città in cui il campo sportivo sia aperto alle associazioni, alle famiglie e ai bambini. Vorrei vivere in una città in cui nei parchi pubblici i bagni siano puliti e funzionanti. Vorrei vivere in una città in cui la biblioteca sia abbastanza grande da ospitare i giovani che vogliano andarci a studiare. Vorrei vivere in una città in cui un meccanico non è costretto a chiudere la sua l’officina perché manca un’area industriale. Vorrei vivere in una città in cui, soprattutto in alcuni quartieri, non sia pericoloso uscire la sera. Vorrei vivere in una città in cui un padre che ha un pezzo di terra possa costruire una casa a suo figlio.
Noi il Puc lo vogliamo, gli altri non lo so! E vorrei vivere in una città in cui il Comune abbia i conti in ordine e non un buco di bilancio da 6 milioni e mezzo di euro e “cambiali” da 450.000 euro che noi cittadini saremo costretti a pagare, ogni anno, per i prossimi 15 anni. Insomma, vorrei vivere in una città normale, in cui se un assessore al Bilancio fallisce è invitata a dimettersi! Ma poiché questa città non c’è, io voglio costruirla insieme ai cittadini”.
E poi ha concluso: “Il mio avversario – ha ricordato – è in Consiglio comunale da 27 anni e ha ricoperto tutti i ruoli: è stato consigliere, assessore, presidente del consiglio comunale, vicesindaco e sindaco. Ma la città che io desidero, che desiderano i cittadini, al di là della sua propaganda, non esiste! Ecco perché mi sono candidato a sindaco. Tre anni fa, ero animato dalle migliori intenzioni e ho provato a cambiare le cose, ma mi sono ritrovato davanti a un muro. Però, a tanti cittadini che mi hanno votato ho fatto una promessa, e quella promessa intendo rispettarla”.