Casal di Principe. Anna Maria Zoppi, scrittrice, è candidata al Consiglio Comunale di Casal di Principe a sostegno della candidata a Sindaco, Marisa Diana, nella lista “CasaleSì”.
Dottoressa Zoppi, siamo agli ultimi giorni della campagna elettorale. Come è andata?
Premesso che è la prima volta che mi candido, devo dire che è stato un impegno estenuante ma bello nello stesso momento, perché ho incontrato tantissime persone; in verità, l’incontro con gli elettori è stato fatto tanto da me personalmente quanto con altri candidati e con Marisa Diana, la nostra candidata a sindaco.
Gli elettori hanno chiesto che cosa?
Beh, la richiesta degli elettori è molto varia. Le esigenze sono tantissime e molto diverse tra di loro. Noi candidati per Marisa Diana non abbiamo promesso nessuna luna nel pozzo, solo cose che si possono fare. Il rapporto con gli elettori deve essere improntato alla massima onestà e chiarezza, altrimenti si avrebbe come contraccolpo un ulteriore allontanamento dei cittadini dalla politica.
Può sintetizzare una richiesta in particolare?
Certamente. La richiesta proveniente da tutti, tanto da donne che da uomini, quanto dalle più diverse fasce sociali ed economiche è proprio la richiesta di onestà. Parecchi hanno detto anche di essere disponibili a qualsiasi cosa, ma il requisito dell’onestà è l’unico sul quale nessun elettore si è tirato indietro. E tutto ciò significa che bisogna continuare nel migliorare la nostra Casale. Ecco bisogna avere la forza ed il coraggio di continuare nel migliorare la nostra mentalità, proprio per far venire fuori tutte le energie e le risorse che esistono sul nostro territorio, cancellando una volta per tutte le vergognose pagine di qualche decina di anni fa.
In che cosa pensa che debba essere migliorata la città di Casale?
Inutile girarci attorno, purtroppo siamo sempre additati come il paese della camorra. Ripeto grandi passi sono stati fatti, ma ancora altri e più significativi dovranno essere fatti. Non è un mistero che veniamo appellati spregiativamente col termine “casalesi” e noi proprio per questo abbiamo messo su una lista a sostegno di Marisa Diana dal nome “Casalesì”, che vuole significare sia che accettiamo il termine “casalesi” nel senso buono, cioè come di appartenenti ad un paese, e sia significare che noi siamo per Casale, infatti, abbiamo messo l’accento sulla i, per meglio significare il nostro amore per il nostro paese natio.
Può dirci quale è il settore in cui vorrebbe impegnarsi di più?
Il campo della cultura è il campo da cui partire, perché è con la cultura che si superano gli ostacoli. E la cultura deve manifestarsi sia per i giovani che gli anziani. Il mio sogno è di far diventare Casal di Principe polo d’attrazione culturale, perché anche qui esistono palazzi, chiese ed altri bellissimi beni culturali, ma anche tradizioni antichissime che sono state finora l’asse portante della nostra comunità.
Un esempio concreto della sua aspirazione?
Abbiamo tutte le risorse per poter organizzare concerti, mostre, presentazioni di libri e tante altre attività. Qui a Casale vi sono tantissimi giovani laureati nelle più diverse discipline universitarie e ben possono dare il proprio contributo. È solo una questione di buona volontà. E noi la buona volontà ce l’abbiamo.
Una particolare attenzione meritano gli anziani. Non tutte le persone avanti con gli anni godono di buona salute, addirittura in diversi casi stanno pure sole. Noi allora abbiamo l’obbligo morale e politico di tutelarle ed aiutarle istituendo un ufficio preposto ai loro bisogni. Se ciò riusciremo a realizzare, non solo daremo una mano alle persone anziane, ma daremo una mano anche ai giovani, perché un ufficio così avrà bisogno di tante risorse.
Ci dobbiamo sforzare ad inventarci le più diverse iniziative per rendere quanto più attivi gli anziani, che potranno darci una mano per meglio educare i ragazzi, a mantenere vivo il senso della tradizione, a prendere parte ad attività artistiche come la pittura. Infatti, ho un grande sogno da realizzare: vedere tutte le persone anziane occupate a disegnare, a raccontare, in altre parole ad usare l’arte come terapia.
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