Mondragone. È di queste ore la decisione della Corte di Giustizia UE che – pronunciandosi sul ricorso della Società italiana imprese balneari contro il Comune di Rosignano Marittimo (Livorno) – conferma la legittimità di una norma (quella dell’art. 49 del codice della navigazione) che stabilisce la devoluzione allo Stato dei beni inamovibili a fine concessione.
A fine concessione, quindi, sono legittimi gli espropri per le concessioni balneari e, in più, il concessionario non ha diritto ad alcun indennizzo. La norma italiana che prevede che le opere non amovibili costruite sulle spiagge vengano acquisite a titolo gratuito dallo Stato italiano al termine di una concessione non costituisce una restrizione alla libertà di stabilimento sancito nell’articolo 49 dei Trattati.
L’appropriazione gratuita e senza indennizzo da parte dello Stato, sottolinea la Corte di Giustizia Ue, “costituisce l’essenza stessa dell’inalienabilità del demanio pubblico”, che “resta di proprietà di soggetti pubblici e che le autorizzazioni di occupazione hanno carattere precario”, ovvero possiedono “una durata determinata e sono revocabili” (https://www.mondobalneare.com/wp-content/uploads/2024/07/Corte-Ue-sentenza-articolo-49-balneari.pdf.)
È sempre comunque utile tenere da conto il fatto che le concessioni, secondo un rapporto della Corte dei Conti, hanno fruttato allo Stato poco più di 100 milioni di euro l’anno tra il 2016 e il 2020 grazie a canoni irrisori: il canone minimo per il 2024 è di 3.225,50 euro. Canoni, tra l’altro, non sempre pagati.
In un incontro con la stampa, alla vigilia dell’inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte dei Conti nel febbraio dell’anno scorso, il procuratore regionale facente funzioni Gianluca Braghò, si soffermò sui 110 lidi del litorale domizio (ubicati soprattutto a Castel Volturno e Mondragone) indagati per ipotesi di mancato versamento dei canoni dovuti. “Fra 6 mesi – aveva aggiunto il sostituto procuratore generale Davide Vitale – avremo terminato.” Aggiungendo: “Per quanto riguarda le concessioni demaniali il danno è intorno ai 7 milioni di euro. Deriva dalla mera riscossione dei canoni che sono prescritti sistematicamente in tutta la zona e anche dall’aspetto dell’erronea quantificazione del canone su cui stiamo lavorando. Sono in corso gli accertamenti utili a contestare le responsabilità, ma c’è un problema di stratificazione della responsabilità, correlata a tutti gli amministratori e dirigenti. Contiamo – aveva concluso Vitale – intorno all’estate di poter definire la vicenda.” Per nostra disattenzione non conosciamo i risultati di questa indagine, che sarà sicuramente terminata, visto che di mesi ne sono passati non 6 ma 12. Risultati utili anche ai fini delle future concessioni.
Alla luce della sentenza della Corte di Giustizia UE andrebbe anche rivista, a nostro avviso, la Deliberazione di Giunta n. 86 del 07-06-2024, con la quale l’Amministrazione Lavanga ha recepito senza “battere ciglia” le linee di indirizzo a cui dovranno improntarsi i bandi per l’affidamento in concessione delle aree del demanio marittimo proposte dal Responsabile dell’Area VII. L’AMBC si è già in parte espressa su tali indirizzi: https://giornalenews.it/ambc-alla-fine-sulle-concessioni-balneari-lamministrazione-lavanga-si-e-arresa/, ma insiste sulla necessità (l’obbligo) che tutto avvenga nella massima trasparenza, alla luce del sole, consentendo (favorendo) la massima partecipazione delle cittadine e dei cittadini, delle associazioni e di quanti vorranno portare un proprio contributo a salvaguardia di un “bene comune”, di tutti, qual è appunto il nostro demanio.