Mondragone. Erano anni che l’AMBC denunciava la situazione di grave illiquidità dell’Ente, una sovrastima dell’attivo, la presenza di scompensi e di troppi crediti di dubbia esigibilità, l’assoluta incapacità di riscuotere tasse e tributi, l’incapacità di restituire annualmente le anticipazioni di cassa, l’assenza di qualsiasi tentativo di ridurre la spesa corrente, per non parlare della sottovalutazione delle poste passive e degli sprechi che aumentavano sempre più. E denunciavamo l’assenza del necessario presidio politico (con la mancata nomina di un assessore al bilancio), qualche incapacità tecnica di troppo e la mancata discontinuità (sempre lo stesso, da troppi anni, ad occuparsi dei conti), unitamente a qualche incomprensibile scelta organizzativa (tipo: i tributi posti in capo ad un vigile urbano e per giunta eternamente ed illegittimamente ad interim). Ma loro sono andati strafottentemente avanti senza ascoltarci (anzi facendoci campagna elettorale contro e cacciandoci). Il Piano di riequilibrio bisognava farlo nel 2017/18 e bisognava farlo bene. Chi non ha voluto fare il Piano nel 2017/2018 è il responsabile di tutto ciò.
Certo, una crisi di tal fatta non si determina da un giorno all’altro, è la conseguenza di anni e anni di cattiva gestione. E noi (sempre “in solitaria”) abbiamo a più riprese denunciato, per esempio, “il malgoverno dei 9 anni”, quello che spadroneggiò dal 1999 al 2008 e che portò il bilancio (e non solo) allo sfascio (https://www.v-news.it/mondragone-lambc-il-coraggio-e-la-necessita-di-scoprire-gli-altarini/). Certo, chi venne dopo (a partire da quelli che vennero subito dopo) avrebbe dovuto avviare un’azione di risanamento, invertendo drasticamente la rotta amministrativa (ad onore del vero qualcuno nel tempo – anche spinto da innovazioni legislative – ha provato almeno a fare ordine e chiarezza nella massa debitoria). Ma, come capita spesso, la continuità amministrativa e l’odore inebriante della vittoria non ti fanno arrivare alla giusta determinazione. Soprattutto se non c’è chi tecnicamente ti mette nelle condizioni di “conoscere per deliberare” (a volte anche puntando necessariamente i piedi per terra). Per la verità, anche quando si sapeva (perché alcuni sapevano e dichiaravano), una volta raggiunta l’agognata e retribuita cadrega, ci si è accomodati, scordandosi del passato: https://www.appiapolis.it/2020/05/26/associazione-mondragone-bene-comune-contro-amministrazione-finanziaria-pacifico/.
Tuttavia, chi gira la testa troppo all’indietro rischia soltanto di beccarsi il “torcicollo”. Lo stesso legislatore, per eventuali responsabilità in ordine al fallimento di un Comune, si è fermato ai 5 anni che precedono la dichiarazione del dissesto. Quindi, qualsiasi esercizio volto a scaricare parte della responsabilità sul passato (remoto) è non solo inutile e sbagliato, ma fuorviante. Quelli che sapevano esattamente come stava il bilancio sono coloro che hanno iniziato a governare nel 2017, non solo perché lo avevamo rappresentato noi dell’AMBC, ma soprattutto perché era stato evidenziato loro con dovizia di particolari e formalmente dai Revisori dei conti, i quali avevano proposto per tempo il ricorso al Piano di riequilibrio. Coloro che hanno iniziato ad amministrare nel 2017 sapevano e non hanno agito volutamente! Di non agire per il risanamento ne avevano facoltà, al punto che hanno continuato ad operare come se non avessero 30milioni (e più) di debiti sul groppone e hanno continuato: a spendere come se i soldi fossero nostri e non della banca; a concedere tutto “a gratis” (campo sportivo, palazzetto dello sport, servizi cimiteriali, sale conferenze e così via); a comprare da privati e mantenere in piedi strutture comunali sparse per la città, quasi tutte sottoutilizzate, ma con un aumento esponenziale delle spese di gestione; a rincorrere manutenzioni mal fatte e mal controllate, ma sempre ben pagate e in assenza della dovuta turnazione; a continuare a far parte di consorzi non solo inutili ma dannosissimi solo al fine di poter nominare qualche “affiliato”, anche in conflitto d’interessi, nei consigli d’amministrazione o nei collegi sindacali e assicurare loro laute prebende; a riconoscere e ad elargire premi di risultato, quasi sempre a risultati non raggiunti; a fare inutili assunzioni discrezionali, lautamente retribuite; ad espletare conflittuali concorsi e ad assumere personale che non potevamo permetterci; a “regalare” da anni funzioni pubbliche a privati che si sono arricchiti (vedi, per esempio, farmacia comunale – che per anni, un’unica farmacia in Italia, non ha avuto utili – e gestione sosta e parcheggi); a cogliere ogni occasione per elargire consulenze esterne nel vortice dell’amichettismo casertano e napoletano; ad alimentare anziché governare il contenzioso per la gioia di uno stuolo d’avvocati; ad organizzare festicciole che promuovevano soltanto le tasche di qualche “cliente”; a non costituirsi in giudizio e a soccombere in contumacia per non aver consentito il dovuto accesso agli atti ai cittadini; a tenere in piedi progetti inutili per assicurare uno stipendio a “figli di” o a “congiunti di”; a non sapere, soprattutto, incassare e far pagare il dovuto a tanti, troppi cittadini. E l’elenco potrebbe continuare all’infinito. Ma l’altra faccia della facoltà si chiama responsabilità. E prima o poi di ciò che si fa e si è responsabili bisogna pur rendere conto e, se è il caso, pagarne anche le conseguenze.
Ma questa esperienza amministrativa, che dura senza soluzione di continuità da 7 anni, che sapeva delle condizioni negative del bilancio comunale e consapevolmente non è intervenuta per tempo, ha un leader indiscusso. Quindi, se proprio dobbiamo individuare un responsabile politico, quello non può che essere quel leader indiscusso. E sì, perché ai leader vanno – come si sa – sia gli onori che gli oneri delle leadership. Certo, si tratta di un leader che non ha mai amministrato, non ha mai fatto esperienza di governo locale (e chi sa se abbia mai avuto a che fare con un bilancio comunale prima dell’inatteso e controverso plebiscito elettorale) e, per giunta, si tratta di un leader che non ha alcuna responsabilità formale su scala comunale e che, quindi, a differenza di Sindaci, Assessori e Consiglieri comunali (e funzionari apicali), non sarà mai chiamato a rispondere di eventuali responsabilità (Sindaci, Assessori e Consiglieri che comunque sono stati complici, se non altro per non aver dissentito e per aver permesso tutto ciò)). Ma anche questa grave anomalia (di un responsabile-non-responsabile) è stata da noi denunciata per tempo, nella speranza che le due amministrazione che si sono succedute in questi anni potessero trovare la forza di affrancarsi da una leadership che non ha fatto bene alla città (https://www.contrastotv.it/mondragone-ambc-le-verita-di-pacifico/). E alla luce degli ultimi gravi accadimenti, questa non è più soltanto un’opinione.
Colpisce, intanto, che ad oggi non sia stato ancora convocato il Consiglio comunale per discutere della bocciatura da parte della Corte dei conti del Piano di riequilibrio e, soprattutto, delle motivazioni che stanno alla base di tale bocciatura. Anche se siamo ormai avvezzi ad un Consiglio comunale ridotto a “zerbino” e reso del tutto ininfluente, quando non addirittura privato delle sue prerogative (come da ultimo denunciato dalla stessa Corte dei conti), non possiamo credere che neppure una circostanza straordinaria e drammatica come questa possa vedere il nostro Consiglio comunale non coinvolto. E colpisce che nessun Consigliere, di maggioranza o di opposizione, abbia chiesto ad oggi pubblicamente la convocazione del Consiglio per prendere atto della delibera della Corte e per discutere sul da farsi.
Sulla base di quanto evidenziato dalla Corte dei conti, abbiamo già detto che non resta che dichiarare il dissesto. Ma (chi sa se imbeccati sempre dallo stesso leader, il quale non è formalmente responsabile di niente e perciò è l’unico a non pagare pegno), corre voce che stiano approntando il ricorso alle Sezioni Riunite della Corte dei Conti avverso la deliberazione della Corte dei Conti della Campania. Riteniamo che sia soltanto una perdita di tempo (e di soldi), ma saremmo oltremodo lieti di essere smentiti. Al di là di qualsiasi ricorso, resta comunque incontestabile che quel Piano di riequilibrio – come ha puntualmente argomentato la Corte – non sia sostenibile e sia del tutto inadatto a farci uscire dal disastro finanziario e, soprattutto, che coloro che dovrebbero attuarlo in questi 7 anni abbiano abbondantemente dimostrato un’assoluta inadeguatezza. – Associazione Mondragone Bene Comune.