Come si evince dai Vangeli (Matteo X, 1-4; Marco III, 13-19 e Luca VI, 12-19) Gesù, quando scelse tra i Discepoli i dodici che chiamò poi Apostoli, affidò loro un preciso incarico, cioè quello di andare in giro a predicare, e diede loro il potere di curare le infermità e scacciare i demoni. Questa missione divina è spesso ripetuta nei vari Evangeli per cui gli Apostoli ci appaiono come i continuatori di quanto il Maestro aveva fatto. Gesù mandò i Dodici, due per due, a predicare il Regno di Dio e a risanare gli infermi e disse loro: Curate gli infermi, risuscitate i morti, mondate i lebbrosi, scacciate i demoni.
Gli Apostoli, obbedienti al mandato Divino, scacciavano molti demoni ed ungevano con olio molti infermi facendo guarigioni in molte parti del paese.
Andate per tutto il mondo, predicate il Vangelo ad ogni creatura … Ora questi segni accompagneranno coloro che credono: nel nome mio scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, maneggeranno serpenti e, se avranno bevuto qualche veleno, non farà loro male: imporranno le mani agli infermi e guariranno (Marco XVI 15-18).
San Pietro fu il Principe degli Apostoli, cioè Colui che il Maestro aveva scelto perché continuasse la sua opera. Era figlio di Giona e fratello di Andrea e guarì diverse persone. La prima guarigione, ricordata anche da S. Luca, fu quella di un uomo, storpio dalla nascita, che ogni giorno chiedeva l’elemosina sulla porta del tempio di Gerusalemme. Un giorno vide Pietro e Giovanni che entravano nel tempio e chiese loro l’elemosina. Pietro lo guardò a lungo insieme a Giovanni e gli disse: Volgiti verso di noi. Quello rivolse loro lo sguardo con la speranza di ricevere l’elemosina ma Pietro disse: Io non ho né argento né oro ma quello che ho te lo dono. In nome di Gesù Nazareno alzati e cammina. Lo prese quindi con la mano destra lo alzò e, in un attimo, si consolidarono le sue gambe e i suoi piedi (Atti degli Apostoli: III 1-9). Questa guarigione comportò per Pietro una grande notorietà e molti malati furono portati lungo le strade, addirittura sui loro lettini, perché l’Apostolo Pietro nel passare lì potesse guarire solo a guardarli o, addirittura, con la sua ombra. Questa particolarità fece molta impressione sulla gente che era convinta della capacità di Pietro di guarire anche solo con la sua ombra. Il fatto diventò quasi una virtù, propria di Pietro, che influenzò le narrazioni di molti artisti e comparve nelle loro pitture. Ovviamente la guarigione ottenuta soltanto dall’ombra di Pietro era una leggenda che si riallaccia ad un ciclo di altre leggende popolari, comuni a quasi tutti i popoli, imperniate sull’ombra e sul suo valore animistico intendendo per animismo quella credenza religiosa dei popoli primitivi secondo cui tutte le cose erano animate da uno spirito vitale. La notizia di queste miracolose guarigioni si diffuse e la gente accorreva a Gerusalemme portando i loro ammalati e coloro che erano posseduti da spiriti immondi. E tutti guarivano per intercessione di Pietro. Un’altra guarigione miracolosa fu quella che avvenne a Lidda, cittadina distante poco più di venti miglia da Gerusalemme, presso il mare Mediterraneo. Pietro, giunto colà, trovò un uomo di nome Enea che era stato colpito da una paralisi e giaceva da molti anni nel suo letto. L’Apostolo lo visitò e gli disse: Enea, ti risana il Signore Gesù Cristo; levati e aggiustati il letto ed egli subito guarì. Queste notizie sono riportate negli Atti degli Apostoli (IX 33-35).
Poco dopo a Joppe (che corrisponde alla città cananea di Giaffa) Pietro compì un altro miracolo. In quella città era morta una donna di nome Tabita e tutti i parenti e conoscenti erano seduti nel cenacolo intorno alla salma. L’Apostolo quando vi giunse fece uscire tutti i presenti, si inginocchiò e pregò a lungo. Disse quindi alla morta: Tabita levati su ed ella aprì gli occhi e visto Pietro si mise a sedere (Atti degli Apostoli IX 36-41). Particolarmente interessanti sono poi le leggende che riguardano la permanenza di Pietro a Roma e le relazioni che egli avrebbe avuto con Nerone in particolare. In diverse occasioni smascherò Simon Mago a causa dei suoi imbrogli. Questi era un teologo ed occultista egiziano di epoca romana considerato dai cristiani come un eretico.
Si racconta poi che Pietro fu imprigionato a Roma nel carcere Tulliano detto anche Mamertino che, dopo il suo martirio, fu trasformato prima in un oratorio e poi in una Chiesa che esiste ancora oggi ed ha il nome di S. Pietro in carcere. Durante la sua detenzione convertì alla fede cristiana i due custodi Processo e Martiniano nonché altri sette carcerati. Per battezzarli aveva bisogno di acqua che non vi era in quella prigione ed allora, dopo aver fatto il segno della croce, toccò la roccia e ne uscì acqua in abbondanza. Queste acque furono raccolte in un pozzo e conservate nei secoli successivi e, come per tutte le acque alle quali fu attribuita un’origine divina, furono utilizzate per combattere ogni malattia. Tutti gli scrittori che nel corso degli anni descrissero le Chiese di Roma ne parlarono affermando che veniva bevuta per la salute dell’anima e del corpo.