Nella seconda Domenica del Tempo di Quaresima il testo evangelico di Marco ci consegna l’episodio della Trasfigurazione di Gesù sul Tabor.
«Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli». Una scelta insolita quella di Gesù, sembra quasi che faccia preferenza tra i dodici apostoli scegliendone tre. Questi assisteranno anche all’episodio della figlia di Giàiro (Mc 5, 21-43) risuscitata e consegnata al padre e saranno presenti anche nel Getsemani. Loro tre hanno bisogno di entrare in modo particolare nel mistero della Passione, Morte e Resurrezione di Gesù. Pietro e Giovanni correranno al sepolcro e vedendolo vuoto credettero alle parole di Gesù (Gv 20, 1-10). La Trasfigurazione diventa per loro preludio della Resurrezione di Gesù: «Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche».
«E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù». Due personaggi noti dell’Antico Testamento. Mosè conduce il popolo dalla schiavitù dell’Egitto verso la terra promessa, consegna le tavole della legge ed Elia il profeta che sfidò i 450 profeti del falso dio Baal sul monte Carmelo (1Re, 18, 1-40) ed è colui che sale su «un carro di fuoco e cavalli di fuoco. Elia salì nel turbine verso il cielo» (2Re 2,11). Il cardinale Carlo Maria Martini così commenta la presenza di Mosè ed Elia: «In maniera iconica, nel nostro brano si parla di Gesù come adempimento della legge (Mosè) e dei profeti (Elia): legge e profeti portano alla centralità di Gesù, alla rivelazione del Figlio. Chi ha interiorizzato Mosè e i profeti, vede la luce del Figlio» (Lasciarsi trasfigurare dalla ferita del Crocifisso risorto, p. 27).
«Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati». La reazione di Pietro è piena di entusiasmo al punto da considerarsi quasi fortunato di poter assistere ad un evento così inaspettato e forte. Confessa a Gesù tutta la sua emozione proponendogli di non mettere fine alla visione di Mosè ed Elia. Le tre capanne dovranno congelare e prolungare la permanenza sul monte. È una reazione legittima; eppure, l’evangelista ci tiene a far sapere che le parole di Pietro siano più di circostanza che di convinzione. Infatti, non sapeva cosa dire a causa dello spavento causato da quelle vesti splendenti che nessuno sulla terra avrebbe potuto rendere bianchissime ed anche per la presenza di due illustri personaggi dell’Antico Testamento.
Allo spavento dei tre risponde Dio con «una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!» E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro». La presenza di Dio viene percepita fino ad essere coperti e protetti come ombra. Dalla nube, come nel giorno del Battesimo di Gesù al Giordano, Dio da voce alla sua volontà. Gesù viene confermato come il Figlio proveniente dal Padre e l’amato per la sua obbedienza. Per essere figli amati dobbiamo ascoltare il Figlio e amarlo. Solo attraverso Gesù si può sperimentare la figliolanza con il Padre. Le sue parole realizzano in pienezza l’amore di Dio e fanno luce al destino dell’umanità. Dopo la voce proveniente dalla nube gli occhi dei tre si fermano su Gesù mettendo a fuoco il senso e il significato delle parole ascoltate. Solo guardando Lui si può comprendere la volontà del Padre. La preghiera di Colletta della Celebrazione Eucaristica di questa domenica così ci fa pregare: “O Padre, che ci chiami ad ascoltare il tuo amato Figlio, guidaci con la tua parola, perché purificati interiormente, possiamo godere la visione della tua gloria”. Il Signore accolga la nostra preghiera e sia Luce nel nostro cammino quaresimale.