Caserta. «In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa, c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù». Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù».
L’ultima tappa del cammino di Quaresima si apre con una domanda importante che i greci, pellegrini a Gerusalemme, rivolgono ai discepoli. Sono desiderosi di vedere Gesù, legittimati sicuramente dall’intenzione di fare esperienza, conoscenza di una persona di cui hanno sentito solo parlare. È una domanda che deve scuotere anche noi, prossimi a vivere il mistero del Triduo del Signore crocifisso, sepolto e risorto, centro di tutto l’anno liturgico, come ci ricorda l’annuncio del giorno di Pasqua letto nel giorno dell’Epifania del Signore. Abbiamo lo stesso desiderio di questi Greci? Vogliamo vedere Gesù? E quale Gesù vogliamo conoscere? Carissimi è su questa domanda che si gioca il senso della nostra fede. Non cosa, ma “chi” noi seguiamo? I discepoli restano un po’ confusi tanto che devono consultarsi fino ad arrivare alla fonte della loro fede: il Maestro.
«Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà». La risposta che Gesù dà ai due è un po’ strana, sembra quasi che non risponda nemmeno alla richiesta del Greci. In realtà Gesù ha indicato la strada per poterlo vedere, il chicco di grano, per essere fecondo, deve cadere nel terreno, essere mangiato dal buio della terra, nascosto agli occhi di tutti, per produrre lo stelo, poi la spiga e infine il grano. L’immagine è bellissima e richiama tutta la missione di Gesù, nell’essere chicco che cade ma non cede sotto il peso del dolore, seminato sul legno della Croce e mangiato dalla morte per produrre il frutto della Resurrezione eterna. È proprio da quel grano donato che nasce il pane eucaristico, nutrimento di ogni comunità cristiana, di ogni battezzato e della Chiesa. Gesù chiede anche a noi di essere chicco di grano ogni giorno, nel portare la nostra croce, nell’essere parte di quel pane spezzato e condiviso con il prossimo.
«Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!». La consapevolezza di Gesù è disarmante, è vero che il suo animo è turbato da ciò che dovrà sopportare ma la sua disponibilità ad accogliere la volontà del Padre porta consolazione e conforto. E il Padre gli manifesta tutta la sua vicinanza, come avviene anche per noi, confermando che in Gesù è presente tutto il Suo Amore rendendogli gloria in eterno. Gesù non è stato mai solo ma sempre accompagnato dallo Spirito Santo e confermato dal Padre.
«La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire». Il brano evangelico di questa V Domenica del Tempo di Quaresima si chiude con questa promessa, già annunciata domenica scorsa «come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna» (Gv 3,14-15), e qui ripresa per indicare come il Crocifisso Gesù esercita un potere attrattivo, suscita il desiderio del cuore di poterlo incontrare per fare esperienza personale e conoscenza viva del suo Amore gratuito.
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