IV domenica di Pasqua commento al Vangelo secondo Giovanni 10,11-18

Nella IV domenica di Pasqua la Chiesa ci propone, come ogni anno, il capitolo decimo del testo evangelico di Giovanni, in occasione della Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni. Per l’anno liturgico in corso viene proclamata la parte centrale del capitolo, i versetti 11-18.

Il brano inizia con la distinzione che fa Gesù tra il vero pastore e il mercenario/salariato. Innanzitutto la differenza è data dalla relazione che nasce con il gregge. Il bel pastore è colui che dà la vita per le pecore, come Gesù ha dato sé stesso per tutta l’umanità. In questa relazione nasce la bellezza del pastore che non cura i suoi interessi ma quelli del gregge. Si contrappone al buon pastore il mercenario che non è disposto a dare la sua vita in cambio delle pecore, anzi appena vede arrivare il pericolo scappa via. Abbandona, dice Gesù, le pecore al loro destino perché “non gli importa delle pecore” ma solo di sé stesso. La sua relazione, a differenza del buon pastore, si costituisce dal guadagno, tantoché le pecore finché sono utili vengono controllate ma poi, appena “vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge” senza nessun problema. “Il lupo le rapisce e le disperde” perché non c’è più chi prenda le loro difese.

“Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me” cosi si definisce Gesù il quale, al contrario del mercenario, entra in relazione con le pecore fino a conoscerle e a nutrire affetto per loro. È la stessa relazione che si genera ogni volta che entriamo nello “spazio recintato” dell’Amore di Dio fino ad esserne impregnati creando, così, un forte legame. La conoscenza di Gesù non avviene con nozioni e lezioni accademiche ma attraverso il legame d’amore profondo e generoso con Lui. Perché questo sia vero lo stesso Gesù ci ricorda che il legame “così come il Padre conosce me e io conosco il Padre” è costituito sulla relazione unica dell’Amore Eterno. Solo amando si conosce Dio, così come solo amando nella carità si riconosce l’immagine di Cristo impressa nel prossimo che si incontra. Nell’amore verso Dio e verso il prossimo si creano legami di comunione e di condivisione. La comunità cristiana si fonda proprio su questi due movimenti: verticale verso Dio e orizzontale verso il prossimo.

“Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo”. Nell’ultima parte ritorna la Persona del Padre e il legame che Gesù ha con Lui; un legame di donazione e non di egoismo; un legame che moltiplica la vita e non la divide; un legame che aggiunge e non sottrae. Il Padre ama Gesù perché, non solo accoglie la sua voce e la sua volontà, ma dona tutto sé stesso per l’umanità intera. La gratuità di Gesù si trasforma, per ognuno, esempio e fondamento della Chiesa tutta, la quale deve essere sempre espressione e testimonianza del buon pastore.

In questa domenica veniamo tutti invitati a pregare per le vocazioni sacerdotali accogliendo l’invito di Gesù: “La messe è molta, ma gli operai sono pochi! Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!” (Mt 9, 37-38). Come comunità cristiana dobbiamo sentire forte la responsabilità nel chiedere pastori secondo il cuore di Cristo che sappiano imitare e donare sé stessi per ogni persona di buona volontà. Buona domenica a tutti voi.

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