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La riflessione sulla parola di Dio

X Domenica del tempo ordinario. Commento al Vangelo secondo Marco 3,20-35

L’evangelista Marco, in questa decima domenica del Tempo Ordinario, ci porta dentro una casa “e di nuovo si radunò una folla, tanto che non potevano neppure mangiare. Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: «È fuori di sé»”. Gesù è intento ad annunciare la Parola e a guarire, come suo solito, ogni malato presente. La fame del popolo di nutrirsi del pane della Parola è talmente forte che Gesù non ha il tempo nemmeno di mangiare. Proprio domenica scorsa abbiamo ricordato come il Pane Eucaristico alimenta il cammino di ogni cristiano. Gesù stesso, con le sue parole e le sue azioni, si fa cibo per un popolo affamato di misericordia, di perdono, di amore. Di questo ha bisogno il popolo di ieri e di oggi: la certezza di essere continuamente amato da Dio. Ma non tutti sono d’accordo e, come capita spesso, i primi ad opporsi ad un Dio-Amore sono i “suoi”, quelli prossimi a Gesù. Dalla cerchia dei “familiari”, quelli che avrebbero dovuto sostenerlo, vengono per sottrarlo alla folla. Forse perché hanno paura di perdere il potere su Gesù? Oppure sono gelosi che anche altri si avvicinino a Gesù? Il potere e la gelosia uccidono la testimonianza evangelica.

 

“Gli scribi, che erano scesi da Gerusalemme, dicevano: «Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del capo dei demòni»”. Anche gli scribi temono Gesù e cercano di rovinargli la reputazione. Se i suoi lo definisco pazzo, gli scribi lo definiscono indemoniato. Povero Gesù che non solo si spende per il bene del popolo ma deve anche combattere contro coloro che ne vogliono gestire la volontà e la libertà. Un po’ come ricorda san Giacomo nella sua lettera: “Bramate e non riuscite a possedere e uccidete; invidiate e non riuscite ad ottenere, combattete e fate guerra!” (Gc 4,2). Questo avviene certe volte con Dio ma anche nelle comunità cristiane. Quando nasce il desiderio di possedere, infatti, anche Dio diventa un problema da gestire nella vita. San Pietro, invece, ci ricorda: “bramate il puro latte spirituale, per crescere con esso verso la salvezza: se davvero avete già gustato come è buono il Signore” (1Pt 2,2-3).

 

“In verità io vi dico: tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna”. Il latte spirituale di cui parla Pietro è la grazia e la misericordia che scaturiscono dal Cuore di Cristo. La misericordia che Dio ha per noi non ha scadenza né limite di azione nella misura in cui sappiamo invocarla e accoglierla, tanto che Gesù lo dice con molta chiarezza: tutto sarà perdonato! Non abbiamo dubbi su questo, veramente e certamente la misericordia è più grande del nostro peccato. Il vero e unico peccato è non riconoscere il peccato, non desiderare di essere perdonati, è rinnegare che Dio è Amore infinito, il non voler essere salvati. Il peccato contro lo Spirito Santo è il disconoscere l’opera salvifica di Dio, il non accettare la redenzione operata da Gesù salendo sulla Croce e risorgendo dai morti. Infatti Gesù ha annunciato ai discepoli che “quando verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future” (Gv 16,13).

«Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano». Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre». I “suoi” non contenti trascinano la povera mamma di Gesù in questa loro follia. Perché i veri folli e le vere follie si configurano nell’atteggiamento di voler imporre a tutti i costi le proprie idee e i propri progetti. Ah, quante “follie di potere” ci sono nella Chiesa. Ma Gesù chiarisce bene come stanno le cose: la vera famiglia di Dio è composta non da quelli che conoscono la sua parola ma da quelli che accolgono e vivono la sua parola, come Maria che ha accolto la parola, il Verbo incarnato, e ha voluto che la stessa parola fosse il suo unico nutrimento spirituale. Maria ha sempre bramato fare la volontà di Dio cosi come i santi. Anche noi siamo chiamati a desiderare ardentemente Dio per nutrire la nostra anima mentre conseguiamo la mèta della nostra fede, cioè la salvezza dell’anima (cfr. 1Pt 1, 9).  Buona domenica.

Gabriella Montanaro

Giornalista pubblicista. Professoressa di lingue estere. Collaborazioni con Tele Luna, Caserta Mia. Socia Terra Nostra APS.

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Gabriella Montanaro

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