XV Domenica del tempo ordinario. Commento al Vangelo secondo Marco 6,7-13

“In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri”. L’esperienza dolorosa fatta nella sua patria non ferma Gesù, anzi gli dà uno stimolo in più per continuare, come ci ricorda il brano evangelico di domenica scorsa che si concludeva con questa indicazione: “Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando”. In questa domenica, quindicesima del Tempo Ordinario, Gesù coinvolge direttamente i dodici affinché possano collaborare all’annuncio e all’evangelizzazione. La nota importante che l’evangelista ci dà è indicata proprio all’inizio del brano: “chiamò a sé i Dodici”. La missione di evangelizzare non è frutto della libera iniziativa cristiana ma la risposta alla chiamata di Gesù. E prima di essere annunciatori bisogna essere ascoltatori. Non a caso si ascolta stando con Lui, “a sé” come appartenenza, come vicinanza. Non ci si improvvisa annunciatori ed evangelizzatori ma si apprende da Gesù, perché è di Lui che bisogna dire agli altri e non di sé stessi. Solo imparando da Lui si può ricevere il mandato “prese a mandarli a due a due” e poter raccontare l’esperienza e testimoniare la sua presenza. Gesù li manda a due a due affinché si superi quel personalismo dell’io che certe volte contamina e infetta la comunità dei credenti. In un tempo dove “l’io” vale più del “noi” e di Dio ci sono troppi maestri e pochi testimoni. C’è bisogno di chi viva e testimoni la Parola più di chi invece la predichi, perché si resti discepoli e non leader come ci ricorda Gesù “ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli”. (Mt 23,8)

“E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro»”. Le indicazioni sono chiare e semplici, per essere creduti bisogna essere credibili, per essere veri testimoni bisogna vivere in prima persona ciò che si annuncia. Questo per evitare il famoso detto: “si predica bene e si razzola male”. Non si può predicare di aver fiducia in Dio per poi confidare nelle cose materiali; non si può predicare la provvidenza di Dio se poi si porta con sé “pane, sacca e denaro”; non si può predicare “sorella povertà” (san Francesco) e portare due tuniche. Gesù chiede di predicare con la vita piuttosto che con le parole, perché la testimonianza vera arriva prima di ciò che si dice, quello che si vede con gli occhi pesa più di ciò che si ode con le orecchie. Liberi dalle preoccupazioni materiali per donare la libertà di Dio, affidarsi e fidarsi unicamente di Lui sapendo che provvederà ad ogni cosa, come ci ricorda Gesù: “Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta” (Mt 6,33).

 

“Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano”. Le indicazioni sono state chiare e subito i dodici si mettono all’opera. Le azioni che ne scaturiscono sono la conseguenza dell’accoglienza dell’annuncio: liberazione dell’anima e guarigione del corpo. La Parola di Dio accolta scaccia e libera dai demòni del peccato, dell’attaccamento alle cose materiali, dalla sete di vendetta, dall’egoismo e altri mali spirituali. Ma la Parola unge il nostro corpo dalle infermità fisiche dovute a malattie ma anche dall’immobilismo pastorale ed ecclesiale, dalla poca testimonianza e dalla poca carità evangelica. Per guarire dai demòni che ci tengono prigionieri e dalle infermità che ci tengono immobili c’è bisogno che la Parola di Dio entri nella vita di tutti. Non è un rito o un rituale che ci libera ma è una persona e la sua parola: “Gesù andava attorno per tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe e predicando la buona novella del regno e curando ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo” (Mt 4, 23). Buona domenica, buona missione.

 

 

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