I risultati del Progetto “HCV Free Hospital” dell’Azienda Ospedaliera di Rilievo Nazionale e di Alta Specializzazione “Sant’Anna e San Sebastiano” di Caserta, che sta offrendo un contributo significativo all’obiettivo, fissato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, di eliminare il virus dell’epatite C entro l’anno 2030, saranno illustrati domani, 6 maggio, ore 14:30, nell’aula magna del nosocomio.
Si tratta del “Modello Caserta” di cura e gestione dei malati di epatite C, che è stato ideato dall’Unità operativa di Malattie Infettive e Tropicali, pluripremiato e mutuato a livello nazionale e internazionale quale esempio virtuoso di diagnosi e presa in cura dei pazienti affetti da questa patologia. Un modello clinico-organizzativo di assistenza integrata e semplificata che, allo scopo di reclutare e curare il maggior numero possibile di malati, privilegia un triplice approccio:
Dopo il saluto del Direttore Generale dell’AORN di Caserta, Gaetano Gubitosa, i lavori saranno introdotti e chiusi dal Direttore Sanitario, dott.ssa Angela Annecchiarico.
Come moderatori e relatori interverranno i direttori e i dirigenti medici delle Unità operative: Malattie Infettive e Tropicali, Gastroenterologia, Patologia Clinica, Medicina Legale, Appropriatezza ed Epidemiologia Clinica e Valutativa. Seguirà una tavola rotonda in cui si confronteranno i direttori dei Dipartimenti sanitari e i direttori delle Unità operative: Organizzazione e Programmazione dei Servizi Ospedalieri e Sanitari e Risk Management. Sarà presente anche la voce dei pazienti con le Associazioni di Volontariato.
“Il nostro modello -sottolinea l’infettivologo Vincenzo Messina- ci ha permesso di ampliare considerevolmente la platea dei soggetti da curare con gli antivirali ad azione diretta. Dal 2015 ad oggi l’Ospedale di Caserta ha trattato quasi 3.500 pazienti”.
“Lo screening facilitato, -evidenzia il direttore sanitario Annecchiarico- l’accesso diretto alla terapia, nella nostra Unità operativa Malattie Infettive, per tutti i soggetti positivi al virus dell’epatite C, il coinvolgimento dei soggetti a maggiore rischio di infezione ci stanno consentendo di offrire una risposta adeguata al bisogno di salute della cittadinanza e, nel contempo, di rispondere all’appello dell’OMS di eliminare il virus entro l’anno 2030”.
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