Attendono dal 31 gennaio, data del loro ultimo giorno di lavoro, il residuo dei lavoratori somministrati dell’Azienda Ospedaliera di Caserta, un manipolo dei quasi 300 che da anni, già prima della pandemia, stavano lottando per conservare il proprio posto.
In molti sono riusciti a restare attraverso i concorsi, alcuni rientrando nel bando previsto per i dipendenti che avevano raggiunto un certo numero di requisiti ed anni di servizio, altri sono andati via in altre strutture ed altri ancora sono riusciti ad essere ripescati grazie allo scorrimento delle graduatorie.
Numerose in questi due anni e in questi mesi, le proroghe, i tentativi salvacontratto, gli appelli nelle more alla legge Madia, l’ultima novità della legge di bilancio che sembrava presagire appigli per la stabilizzazione, e poi le agitazioni, gli scioperi, i sit in a Napoli dinanzi al Palazzo della Regione, a Caserta in Piazza Prefettura. E’ stato tentato di tutto, ma niente da fare, almeno per 15 degli Oss somministrati dell’Aorn era finita così.
Ma oggi ci sarebbe la possibilità di rientrare in una forma di reinternalizzazione attraverso un concorso riservato al 50 % del fabbisogno. E la speranza ritorna.
Così ieri mattina il manipolo degli ex lavoratori dell’Ospedale di Caserta si è recato presso gli uffici della Regione Campania al Centro Direzionale a Napoli per essere ricevuti da un’autorità affinché qualcosa si possa smuovere.
“Siamo sempre noi, i somministrati dell’azienda ospedaliera di Caserta – riferisce Rosa Della Ventura, storica portavoce del gruppo – chiamati eroi e poi licenziati dopo 15/20anni di lavoro e siamo venuti qui oggi in Regione per farci ascoltare, visto che grazie alla legge di bilancio numero 234 lettera C ora c’è la possibilità di avere questa sorta di reinternalizzazione con un concorso riservato al 50 % del fabbisogno.
Invece veniamo palleggiati da un lato all’altro e non considerati. C’è silenzio e indifferenza da parte di chi può risolvere, ma la domanda sorge spontanea: forse non si vuole risolvere?
Diciamo sempre le stesse cose, non c’è stata alcuna umanità nel valutare il nostro lavoro, non tanto da parte di chi ci governa perché non conoscono le nostre vite, ma da parte delle istituzioni sanitarie che hanno usufruito di noi nei momenti peggiori dell’emergenza, unici forse a consentire alla struttura di mantenere i LEA (Livelli essenziali di assistenza).
Adesso chiediamo che al più presto sia fatto un tavolo tecnico in Regione per discutere della applicabilità della lettera C”.
Eppure il giorno 19 maggio 2022 si era tenuto un incontro con il Presidente del Consiglio Regionale Gennaro Oliviero per discutere proprio del personale impiegato in mansioni socio-sanitarie che abbia garantito assistenza ai pazienti, cosi come da previsione di legge di bilancio n. 234 del 30.12.2021.
L’incontro aveva avuto ad oggetto la posizione dei circa 70 lavoratori, infermieri ed operatori socio-sanitari, licenziati per sopravvenuta cessazione del contratto di appalto con una ditta di lavoro somministrato.
Presenti all’incontro quel giorno anche il Segretario confederale con delega alla sanità Nicola Cristiani ed il Segretario Generale della Cisl Fp Caserta Franco Della Rocca, insieme ai delegati Cisl FP Franco Crisci e Rosa Della Ventura.
La Cisl ha chiesto l’applicazione della Legge di bilancio, n. 234 del 30 dicembre 2021, articolo 1 comma 268 lett. C per poter adempiere a quanto previsto prioritariamente, per salvaguardare i circa 70 operatori sociosanitari che da un decennio lavoravano in somministrazione e che sono stati sospesi dal lavoro dal 1 aprile 2022.
Non sarebbe la prima volta, esiste un recentissimo precedente in Campania, l’AORN Santobono di Napoli ha infatti da poco emanato un bando in tal senso. La Regione Campania ha interpellato il Direttore Generale Tutela della Salute e Coordinamento SSR Antonio Postiglione il quale ha affermato che l’attuazione di tale legge rientra nei poteri aziendali, nel rispetto del piano del fabbisogno e delle spese di bilancio.
“A questo punto spetta al direttore dell’Aorn Caserta, Gaetano Gubitosa salvare queste 70 famiglie – hanno ribadito in quell’incontro Cristiani e Della Rocca – L’appello della Cisl al Direttore è di attuare nell’immediato l’iter procedurale così da mettere fine allo stato di precariato che affligge questi operatori da anni e che sono stati impegnati in prima linea nel corso di uno dei periodi più duri vissuti a causa del covid, per questo ringraziamo il presidente Oliviero per aver dato voce a questa istanza”.
La provincia di Caserta in Campania è quella che ha maggiormente risentito della mancanza dei concorsi, le altre aziende sanitarie locali sono state di fatto più tempestive quando è stato attuato lo sblocco concorsuale mentre le aziende casertane non si sono mosse per tempo e gli operatori sanitari del territorio sono rimasti fuori dalle graduatorie.
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