Il “Modello Caserta” riconosciuto a livello internazionale nella lotta alle epatiti

Caserta. A un mese dalla Giornata mondiale delle epatiti, promossa dall’OMS per il 28 luglio, e all’indomani del congresso dell’EASL (European Association for the Study of the Liver), specialisti di diverse discipline si ritrovano a Caserta per affrontare gli sforzi necessari nella lotta alle epatiti virali. La nuova strategia prevede un ruolo centrale degli epatologi ospedalieri, costantemente presenti sul territorio e in grado di favorire progetti di micro-macroeliminazione dell’Epatite C.

A questo proposito, emerge come significativo il “modello Caserta“, dove sono stati realizzati numeri straordinari, apprezzati a livello internazionale. Le epatiti virali rappresentano un problema di salute globale: 300 milioni sono affetti da Epatite B, almeno 55 milioni HCV; a questi si aggiunge anche il virus dell’Epatite Delta, che in Italia si stima che coinvolga dai 6 ai 12 mila pazienti. Queste epatiti possono rimanere a lungo latenti, ma, possono essere altresì evolutive portando a complicanze anche fatali come cirrosi ed epatocarcinoma.

Oggi e domani, la Camera di Commercio ospita l’iniziativa del CLEO – Club Epatologi Ospedalieri “VIII International Viral Hepatitis Update and clinical practice 2023”, organizzato da Strategie Provider Pescar, e patrocinato da numerosi enti e società scientifiche tra cui ASL Caserta e l’Associazione Italiana per lo Studio del Fegato.

Tra gli oltre cento specialisti presenti, vi sono ricercatori e scienziati di fama internazionale come Loreta Kondili che svolge la sua attività presso l’Istituto Superiore di Sanità, lo scopritore del virus dell’Epatite Delta Mario Rizzetto dell’Università di Torino Antonio Craxi dell’Università di Palermo, Antonio Gasbarrini, preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica di Roma.

Presenze di alto livello anche dall’estero, come John Dillon, che condividerà il modello scozzese di eliminazione dell’HCV nelle popolazioni che fanno uso di stupefacenti, Anna S.F. Lok, luminare di fama mondiale miratamente sull’Epatite B e Tarik Asselah, protagonista assoluto della terapia con i nuovi farmaci dell’Epatite Delta.

“Quando nel 2017 è stato pubblicato il primo report della Regione Campania in cui si confrontavano gli arruolamenti alla terapia eradicante HCV in base ai genotipi ci si è resi conto che i soggetti tossicodipendenti non arrivavano alla terapia, nonostante il 60% dei soggetti affetti da HCV ha o abbia avuto una storia di tossicodipendenze e l’80% delle nuove infezioni siano dovute a tossicodipendenza – evidenzia Vincenzo Messina, responsabile del Centro prescrittore dei farmaci innovativi per la cura dell’Epatite C presso le la UOC Malattie Infettive della AORN di Caserta -. Da qui è partito un accurato lavoro sul territorio: sono stati contattati il Dipartimento delle Dipendenze e le sue UOC, SerD e la UOC Tutela della salute in carcere della ASL Caserta e si è definito, in accordo con la AORN Caserta, un percorso semplificato, che permette un accesso immediato alla terapia senza liste d’attesa.

Abbiamo avviato un rigoroso percorso di formazione e informazione delle strutture del territorio come carceri e SerD, insegnando ai colleghi a fare lo screening del 100% della popolazione sotto la loro gestione, al fine di capire quale prevalenza del virus vi fosse in queste popolazioni, per proporre una diagnosi, un’offerta terapeutica immediata ed un monitoraggio continuo. I risultati sono nei numeri: se in Italia, a fine maggio, risultano trattate 251mila persone con HCV, in Campania poco più di 30mila, presso la UOC Malattie Infettive della AORN Caserta sono più di 2500 persone. Nessun altro centro in Italia può vantare numeri del genere, sostenuti da un solo specialista.

Il percorso di cura per un comune cittadino richiede fino a sei mesi per ottenere una diagnosi e l’accesso alla terapia e può arrivare fino a 18 mesi nel caso dei detenuti, attualmente a Caserta e provincia impiega, dallo screening alla terapia un massimo di due settimane per i pazienti dei SerD e di 30 giorni per i detenuti a partire dal prelievo.

Nel 2020, il Boston Consulting Group ha considerato il ‘Caserta Model‘ come uno dei migliori modelli assistenziali al mondo per l’Epatite C. Alcune aree geografiche sia regionali che extra regionali limitrofe o nazionali hanno applicato la stessa metodologia, a dimostrazione di come sia un modello replicabile su diversi territori per realizzare una macro-eradicazione”.

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