Caserta. Il Dipartimento di Salute Mentale della ASL CE, anche con la collaborazione delle Associazioni e delle Scuole del territorio, sta rafforzando sempre più il proprio impegno in attività e progetti di prevenzione del disagio giovanile, con l’obiettivo di intervenire precocemente, sin dalla comparsa dei primi segni di malessere causati dall’isolamento volontario di alcuni giovani.
Un esempio di tale impegno è il lavoro che il DSM ha portato avanti finora con l’Associazione Hikikomori Italia Genitori, che continua a produrre risultati concreti nell’opera di informazione e sensibilizzazione sul fenomeno, sempre più diffuso tra i giovani, dell’isolamento sociale volontario, in Giappone definito hikikomori.
Proprio per sancire la collaborazione con l’Associazione Hikikomori Italia Genitori, in particolare con la sua sezione regionale di cui è rappresentante la sig.ra Caterina D’Angelo, il DSM ha anche stipulato con l’Associazione un Protocollo d’Intesa, il primo che una ASL sottoscrive con l’Associazione al livello nazionale, con l’obiettivo di creare una rete integrata di interventi.
Come sostiene il Direttore del Dipartimento, dottor Gaetano De Mattia, “i nostri Servizi intendono adottare un approccio nuovo al fenomeno dell’isolamento sociale volontario, che tenga conto soprattutto delle difficoltà a cui vanno incontro le famiglie. Lavorare in rete con le Associazioni del territorio è per noi molto importante, soprattutto per attuare campagne di prevenzione e interventi precoci sui primi sintomi del disagio giovanile: ritiro sociale, calo del rendimento e abbandono scolastico, alterazione del ritmo sonno-veglia e dell’alimentazione sono per noi campanelli d’allarme che non vanno sottovalutati”.
“Il nostro interesse – dichiara la Presidente nazionale dell’Associazione, dott.ssa Elena Carolei – è quello di consolidare la collaborazione tra noi ed il servizio pubblico, perché la salute dei giovani è il fondamento della salute di tutta la collettività. La ASL di Caserta è la prima sul tutto il territorio nazionale a ratificare il Protocollo e speriamo che sia solo l’inizio. La peculiarità che ha reso possibile questa collaborazione è soprattutto l’approccio non strettamente medicalizzante al ritiro sociale”.