Ragazzi che si pestano o si ammazzano per futili motivi, ecco l’ennesimo episodio. E ora è d’obbligo chiedersi: cosa succede ai nostri giovani?
C’è qualcosa di profondamente inquietante che serpeggia tra i giovani delle nostre città. Sempre più spesso, episodi di violenza senza senso si ripetono, lasciando dietro di sé ferite non solo fisiche, ma anche morali, che si sedimentano nel tessuto sociale.
L’ultimo di questi episodi è avvenuto ad Aversa, in provincia di Caserta. Come riportato da Casertanews, un gruppo di ragazzini è stato aggredito selvaggiamente per non aver acconsentito alla richiesta di una sigaretta. La risposta è stata violenta e crudele: calci, pugni e urla in una scena che ci riporta ai lati più bui della natura umana.
A quanto si apprende, un gruppo di giovani, visibilmente alterati probabilmente a causa dell’alcol, ha incrociato altri coetanei nel cuore del centro cittadino. La richiesta era semplice: una sigaretta. Ma di fronte a un diniego — più che giustificato, dato che nessuno di loro fumava — si è scatenata la furia. Un attacco gratuito e spietato, che ha lasciato i ragazzini pestati e feriti. Questo episodio è solo l’ultimo di una lunga lista di atti di violenza che, purtroppo, sembrano moltiplicarsi in maniera allarmante.
Non si tratta di risse che nascono da una rivalità o da motivazioni più o meno comprensibili, ma di gesti che sembrano muoversi su un piano privo di senso, dettati da una rabbia senza causa, da un vuoto esistenziale che trova sfogo nell’aggressione. Sempre più bande di ragazzini, spesso adolescenti appena usciti dall’infanzia, si aggirano per le strade alla ricerca di uno scontro, di qualcuno da infastidire o, come in questo caso, di una sigaretta che diventa pretesto per la violenza. Sono giovani che sembrano aver perso la direzione, e che rispondono al vuoto con il caos.
Cosa succede ai nostri ragazzi?
Ma cosa sta succedendo alla nostra gioventù? La domanda è complessa, e le risposte non sono mai univoche. C’è chi punta il dito verso la mancanza di punti di riferimento, chi verso l’assenza di prospettive o la mancanza di spazi di aggregazione sicuri.
La pandemia ha tolto ai giovani la socialità, li ha relegati dietro uno schermo, e ora che la vita reale è tornata, molti non riescono a riconnettersi con una realtà fatta di rapporti veri e non virtuali. Altri ancora parlano della facilità di accesso a sostanze come alcol e droghe leggere, usate come mezzo di fuga da una realtà che non offre nulla di meglio.
Il risultato è una generazione che, troppo spesso, sfoga la propria frustrazione con gesti estremi. Ragazzini che si pestano, che si feriscono, e talvolta si ammazzano, per motivi sempre più futili. È un grido d’aiuto che risuona nelle vie delle nostre città, tra i palazzi e le piazze che, al calare della sera, diventano il teatro di atti che non dovrebbero mai accadere. E così, la richiesta di una sigaretta – qualcosa che dovrebbe poter essere rifiutato senza conseguenze – diventa l’innesco di una violenza insensata.
Davanti a questa deriva, la risposta deve essere collettiva. Non basta puntare il dito, serve comprendere, educare, e soprattutto offrire alternative. Spazi di aggregazione, sostegno psicologico nelle scuole, opportunità che possano dare un senso a vite che altrimenti rischiano di essere vissute come prive di valore. I giovani non hanno bisogno di giudizio, ma di ascolto e di alternative concrete. Sta a noi adulti, come comunità, dare un senso a quella che oggi appare sempre più come una “gioventù bruciata”.