Pesticidi nella frutta, ci sono ovunque ma c’è un frutto in particolare che ne è ormai pienissimo e lo mangiamo di gusto: ecco di quale si tratta
Quando pensiamo alla frutta e verdura, immaginiamo alimenti sani, naturali, simboli di benessere e vitalità. E così dovrebbe essere in realtà. Ma dietro l’apparenza innocente di un frutto che dovrebbe essere sinonimo di cibo sano si nasconde spesso un problema invisibile: i pesticidi, sostanze chimiche utilizzate per proteggere le colture, ma che possono avere effetti poco rassicuranti sulla nostra salute.
L’agricoltura moderna si trova a dover rispondere a una sfida titanica: nutrire miliardi di persone garantendo raccolti abbondanti e privi di difetti. Per questo motivo, si è fatto largo uso di pesticidi chimici, utili per combattere insetti, muffe e altre minacce che potrebbero compromettere la produzione. Ma se da un lato queste sostanze aiutano a preservare la quantità e l’aspetto dei raccolti, dall’altro lasciano tracce visibili e invisibili sugli alimenti. Un esempio? Quelle mele perfette e lucide che troviamo al supermercato: spesso sono il risultato di più trattamenti chimici durante il ciclo di crescita.
Il percorso è più semplice di quanto sembri. I pesticidi vengono applicati direttamente sulle colture per evitare danni da parassiti o funghi. Una parte di queste sostanze evapora o si degrada, ma un’altra parte si accumula sul prodotto, penetrando talvolta nella buccia e nei tessuti interni. E così finiamo per ingerirli, perché spesso nemmeno un’adeguata pulizia è sufficiente per rimuovere tale minaccia.
A gran sorpresa in cima alla lista dei frutti potenzialmente velenosi causa pesticidi ci sono le fragole. Secondo l’Environmental Working Group (EWG), le fragole sono regolarmente in cima alla lista dei frutti e ortaggi più contaminati da pesticidi nota come “Dirty Dozen”. Questo accade perché le fragole vengono coltivate in modo intensivo, con l’uso di diversi trattamenti chimici per proteggerle da parassiti e malattie.
E il motivo per cui sono particolarmente esposte è perché hanno una buccia sottile e porosa, che non funge da barriera protettiva contro i prodotti chimici. Un’analisi ha rilevato che il 90% delle fragole testate conteneva residui di almeno un pesticida, e in alcuni campioni ne sono stati trovati fino a venti diversi.
Eliminare completamente le fragole dalla dieta ovviamente non è necessario, ma ci sono strategie per consumarle in modo più sicuro:
Le fragole chiaramente sono solo la punta dell’iceberg. Molti altri alimenti, come spinaci, mele e pesche, contengono residui significativi di pesticidi. È quindi utile consultare periodicamente liste come quella dell’EWG per orientarsi meglio negli acquisti.
Oltre alla scelta dei prodotti, è importante anche supportare pratiche agricole più sostenibili e sensibilizzare sull’uso eccessivo di sostanze chimiche in agricoltura. Conoscere l’origine del cibo che portiamo in tavola e promuovere alternative più pulite non è solo una scelta personale, ma un passo verso un sistema alimentare più sano per tutti.
Non tutto è perduto, però. Ci sono molti modi per ridurre al minimo l’esposizione ai pesticidi senza rinunciare ai benefici della frutta e della verdura:
Riconoscere la frutta con pesticidi non è semplice, perché i residui chimici non sono visibili a occhio nudo. Tuttavia, ci sono alcuni segnali e accorgimenti che possono aiutarti a scegliere alimenti più sicuri e ridurre l’esposizione ai pesticidi. Per esempio se un prodotto è certificato biologico, è meno probabile che contenga pesticidi di sintesi. Tuttavia, potrebbe contenere pesticidi naturali, ma in quantità più basse. E inoltre la frutta coltivata localmente e in stagione spesso richiede meno trattamenti chimici rispetto a quella importata o fuori stagione. Se inoltre è troppo perfetta non va bene: la frutta naturale presenta spesso piccoli difetti, come macchie o forme irregolari.
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