L’Agenzia Italiana del Farmaco avverte dei potenziali rischi nell’assumere alcuni farmaci comunemente utilizzati contro l’influenza.
Anche quest’anno, l’influenza stagionale ha raggiunto il suo picco tra gennaio e febbraio, portando con sé un’ondata di sintomi che ha colpito milioni di italiani. I dati più recenti confermano che le sindromi simil-influenzali hanno registrato un’incidenza pari a 15 casi ogni mille assistiti, con un totale stimato di quasi 900.000 nuovi contagi nell’ultima settimana di gennaio.
A livello nazionale, l’incidenza varia tra le regioni, con Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Lazio, Abruzzo e Campania tra le più colpite. A destare maggiore attenzione sono i bambini sotto i cinque anni, che registrano tassi d’infezione significativamente più alti rispetto alla media della popolazione.
La stagione influenzale in corso ha mostrato un andamento più tradizionale rispetto agli ultimi anni, quando il picco tendeva ad anticiparsi già tra novembre e dicembre. Ed è proprio nel mese di dicembre, dove solitamente si registrano i picchi, che l’Agenzia Italiana del Farmaco ha diffuso una nota informativa sulla pericolosità di alcuni farmaci influenzali e il loro principio attivo che andrebbe limitato, se non evitato completamente.
Secondo l’AIFA, i medicinali contenenti il principio attivo metamizolo, come la Novalgina e il suo equivalente generico, utilizzato principalmente come antipiretico (per abbassare la febbre) e analgesico (per alleviare il dolore), possono causare un effetto collaterale serio noto come agranulocitosi. Questo disturbo comporta una drastica riduzione dei granulociti, globuli bianchi essenziali per combattere le infezioni. Il problema è che i sintomi iniziali, come febbre, mal di gola e spossatezza, possono essere facilmente confusi con quelli dell’influenza stagionale.
Un punto importante riguarda il fatto che l’agranulocitosi non è legata alla dose del farmaco. Ciò significa che può manifestarsi anche in persone che in passato hanno assunto il metamizolo senza problemi. In alcuni casi, la reazione avversa compare dopo l’interruzione del trattamento, così da rendere ancora più difficile il riconoscimento del problema, soprattutto nei pazienti che stanno assumendo antibiotici.
L’AIFA consiglia di interrompere immediatamente il trattamento e di consultare un medico se si sospetta una reazione avversa. Ma secondo Pierluigi Navarra, professore di Farmacologia alla Facoltà di Medicina e Chirurgia A. Gemelli di Roma, i rischi del metamizolo sono noti da decenni.
Questo principio attivo è uno dei pochi rimasti in commercio della classe delle butazolidine, ormai ritirata in quasi tutti i Paesi europei. In Italia, è stato a lungo utilizzato anche sotto forma di gocce, considerato più sicuro per lo stomaco rispetto ad altri farmaci antinfiammatori. Tuttavia, con l’aumento delle segnalazioni di reazioni avverse, è emersa una nuova realtà.
Il problema principale? Non esistono categorie di pazienti più a rischio di altre: l’agranulocitosi può colpire chiunque. Per questo è fondamentale che i medici riconoscano tempestivamente i sintomi e valutino alternative terapeutiche più sicure. L’ibuprofene, ad esempio, offre lo stesso effetto antipiretico e analgesico senza presentare questo tipo di rischio, così come la Tachipirina.
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